La “Goletta Verde” di Legambiente è approdata nel Lazio e i risultati tecnici sullo stato delle acque nella regione non sono affatto confortanti. Tutt’altro.La storica campagna itinerante di Legambiente, che ogni estate realizza un attento monitoraggio sullo stato di salute del mare e dei litorali italiani, giunta al ventisettesimo anno di attività, navigherà per due mesi su e giù per le coste italiane per mettere sotto la lente di ingrandimento punti critici e problematiche della gestione del mare, dei litorali, delle spiagge non dimenticando l’abusivismo e i reati ambientali. La prima settimana di giugno è toccato al Lazio e oggi sono stati resi noti i risultati: attraverso monitoraggi microbiologici, i tecnici di Goletta Verde hanno dichiarato fuori legge 13 punti considerati balneabili su 15. Salve la spiaggia di Torre Paola a Sabaudia e quella di Formia in località Vendicio. Per le altre nulla da fare: tutte inquinate. Da Santa Marinella, in località Santa Severa, presso il canale sul Lungomare Pyrgi all’incrocio con Viale Olimpo. Dal Comune di Cerveteri, in località Campo di Mare, presso il Fosso di Zambra; sino al Comune di Ladispoli, presso la Foce del Rio Vaccino dovrebbero essere in vigore i divieti di balneazione. Invece nulla, bagnanti ignari continuano a usufruire tranquillamente delle spiagge e a fare il bagno. “Purtroppo- dice Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio- i divieti di balneazione vengono stabiliti l’anno precedente .Da questo punto di vista i nostri rilievi sono molto più affidabili perché effettuati all’inizio di ogni stagione balneare”. Due le bandiere nere, il top negativo nel range istituito da Legambiente, per ciò che riguarda il litorale romano. Il progetto Waterfront, caldeggiato dal sindaco Alemanno e a San Felice Circeo per l’inquinamento alla foce del canale sulla spiaggia di fronte viale Europa.
Parlati, i dati sul litorale laziale sono preoccupanti..
Ovunque abbiamo monitorato un canale, dal più piccolo a San Felice Circeo o a Santa Marinella, sino a un grande fiume come il Tevere, purtroppo, abbiamo riscontrato livelli di inquinamento altissimi. Il dato allarmante è che i valori peggiorano di anno in anno soprattutto sui piccoli corsi d’acqua: del resto, sui grandi fiumi l’intervento diventa più difficile anche per lo stato di abbandono in cui versano da parecchio tempo.
Perchè è indicativo, secondo i vostri parametri, il peggioramento registrato sui piccoli fiumi?
Perchè è il simbolo di un degrado che diventa sempre più marcato di anno in anno e simboleggia la mancanza di depuratori. I fondi, per questi ultimi, messi a disposizione dalla Regione Lazio e precedentemente ricavati da finanziamenti europei, sono andati perduti perchè stornati come copertura dell’enorme buco sanitario. Occorre trovare in tempi rapidi una nuova fonte di finanziamento per queste grandi opere pubbliche che rappresentano la chiave di volta per il problema dell’inquinamento delle acque. In secondo luogo, servono reti fognarie separate che raccolgano, da una parte, acque piovane e, dall’altra, quelle di scarico delle abitazioni.
Cosa ha impedito la realizzazione di questi progetti?
Finanziamenti consistenti. I depuratori richiedono uno studio attento per essere efficienti: devono essere ben dimensionati rispetto agli abitati che forniscono e occorre valutare con cura le fluttuazioni estive che quasi decuplicano la popolazione estiva, rispetto a quella presente il resto dell’anno.
Non è un controsenso che i prelievi vengono eseguiti nell’anno precedente rispetto alla stagione in corso?
La norma è che la verifica dell’Arpa, l’Agenzia per l’Ambiente, dei dodici prelievi dell’anno precedente venga eseguita all’inizio dell’anno dopo. Se ci sono casi negativi viene effettuato un ulteriore riscontro nell’aprile dell’anno in corso, quando le acque sono ancora piuttosto fredde e le probabilità di trovare bacilli pericolosi molto minore. Fra l’altro, spesso i problemi sono temporanei e la tempestività è quantomai necessaria. Due anni fa, ad esempio, a Fregene si è verificato il caso di un’invasione abbastanza consistente di alghe: è durata settimane, ma prima che si provvedesse alla chiusura della battigia, parecchie persone hanno comunque continuato a fare il bagno.
E per quanto riguarda i reati ambientali?
Abbiamo voluto mettere al centro della Goletta Verde una verifica della violazione di legalità delle coste laziali e, purtroppo, nella nostra Regione si verificano 630 infrazioni su vari fronti, come rifiuti e cemento. Una grossa voce riguarda l’abusivismo edilizio che, in particolare, colpisce i luoghi più belli e caratteristici delle nostre coste.
Il progetto Waterfront, fortemente voluto da Alemanno, che si è guadagnato la vostra “bandiera nera”, viola alcuni principi ambientali: quali?
Non è possibile che sul litorale di Ostia si possa costruire un eco-mostro simile, dotato di cancellate e muri di cemento che accompagnano per chilometri gli stabilimenti del litorale. E’ un progetto completamente fuori dalle normali norme. La ricetta è sempre quella: prendere le aree libere disponibili, in questo caso quelle verdi della seconda fascia oltre il mare, e riempirle con centri commerciali, case, impianti vari. Un un milione di euro per un milione di metri quadrati di cemento