A guardare la quantità di ore di cassa integrazione cui il Lazio sta ricorrendo per tamponare la crisi dell’edilizia non c’è da star sereni: si tratta del più alto aumento del ricorso alla cassa integrazione guadagni nel settore di sempre, con un monte ore autorizzato che passa da 2,6 a 3,8 milioni (+43,5%, contro la media nazionale del 36,3%). Ed è in aumento anche la cassa integrazione straordinaria che nei cantieri della regione passa da 635 a 982 mila ore (+54,7%). Nemmeno basta a sminuire la portata dell’emorragia dei posti di lavoro la consapevolezza che quando un’impresa contratta le ore di cassa integrazione lo fa negoziando un monte ore più alto rispetto al fabbisogno reale, per evitare di doversi poi risedere un domani al tavolo delle trattative.  Nel Lazio sono centinaia i cantieri in crisi e 130 le aziende che hanno chiuso solo nell’ultimo anno. Ancora più preoccupante è il dato a livello nazionale di 500mila posti di lavoro in meno previsti per la fine del 2012. I fattori di questa crisi sono molteplici ed è noto. Stefano Macale, segretario generale della Filca-Cisl del Lazio, il sindacato dei lavoratori nelle costruzioni, spiega che, «da un lato c’è una crisi diffusa dell’edilizia privata a livello di Paese e l’edilizia locale non può certo prescindere da questo. Dall’altro, pesa l’assenza quasi totale degli investimenti pubblici; che non è poco, se si considera che il comune di Roma è sempre stato l’ente appaltante più grande d’Italia e che oggi, invece, c’è un calo pari all’80% degli investimenti». Il combinato disposto dei due fattori dunque non può che portare a un «quadro disastroso. Il problema è che abbiamo un sistema bancario che non concede più mutui, contribuendo a bloccare le vendite immobiliari nel mercato privato. E che gli enti locali, tra tagli e manovre, sono ormai privi di fondi da investire». Un ulteriore dato preoccupante, secondo Macale, sorge dalla constatazione che «le persone che escono mercato del lavoro nel settore delle costruzioni non è che “spariscano” del tutto: infatti gli operai che escono dal sistema regolare, finito il sussidio di cassa integrazione, spesso vengono “riassunti” da nuovi datori di lavoro “nero” contribuendo così ad aumentare l’evasione fiscale e i rischi che si corrono sulla sicurezza per il lavoratore».



In definitiva Macale prospettive, per ora, non ne vede. Ma quello su cui crede non si debba finire di insistere è il tentativo di dialogo tra parti sociali e istituzioni per «mettere al corrente le parti di quali sono i problemi, per suggerire un intervento che può servire per sbloccare una situazione per attrezzarsi a prendere tutte le contromisure possibili». Proprio per questo motivo nel Lazio è stato lanciato un tavolo permanente di confronto sulle prospettive dell’edilizia dove partecipano tutte le organizzazioni di datori di lavoro, le cooperative, gli artigiani, la Confindustria e le tre organizzazioni sindacali di settore Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil. Al tavolo si sono seduti anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la presidente della provincia Renata Polverini.



Tra le istituzioni, il grande assente, per ora, è la Regione che Macale spera possa arrivare a breve. E anche il sit-in davanti all’ingresso del ministero dello Sviluppo economico non è stata una manifestazione isolata: «è una manifestazione che avviene a valle di una serie di altre iniziative organizzate in varie regioni», spiega Macale che aggiunge: «tra stati generali e tavoli di dialogo con le istituzioni, i tentativi da parte nostra non sono mancati. Ma se le opere cantierizzabili da qui a breve non ci saranno – e a dirlo sono gli amministratori degli enti locali, non io – la situazione non cambia. Anzi se si continua con le manovre e i tagli, la situazione invece che migliorare potrà solo peggiorare». Resta il fatto che è senza dubbio «positiva oltre che essenziale questa possibilità di interlocuzione con governo e istituzioni. E se porterà dei frutti lo vedremo nelle prossime settimane».



 

(Matteo Rigamonti)