Dopo la mancata approvazione della discarica temporanea e in attesa della chiusura di Malagrotta che, escludendo l’ipotesi di un’ulteriore proroga, dovrebbe avvenire il prossimo 31 dicembre, l’amministratore delegato dell’Ama Salvatore Cappello starebbe valutando un piano per scongiurare l’emergenza rifiuti a Roma. Sembra che un dettagliato documento, stilato dal ministro dell’ambiente Corrado Clini e inviato al sindaco Gianni Alemanno e al presidente della Regione Lazio Renata Polverini, contenga diverse misure da attuare il prima possibile per evitare di vedere la città sommersa dai rifiuti. Dando per scontato un futuro maggiore utilizzo degli impianti per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati, fino a oggi operativi solamente al 50% delle loro possibilità, il gruppo Colari, guidato da Manlio Cerroni, avrebbe avanzato la proposta di utilizzare dei “tritovagliatori” utili a dividere i rifiuti indifferenziati in frazione secca e in organico biostabilizzato. Una ulteriore ipotesi allo studio prevedrebbe la possibilità di realizzare un ulteriore impianto di trattamento meccanico biologico AceaAma che potrebbe iniziare ad essere operativo nel 2014. IlSussidiario.net fa il punto su questi possibili scenari con Alessandro Bratti, deputato Pd e redattore, insieme al senatore di Fli, Candido De Angelis, della recente relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio.
Cosa pensa di queste possibili soluzioni?
Un maggiore utilizzo dell’impiantistica presente nel Lazio potrà certamente rendersi molto utile. Scegliere di non farlo in passato, insieme a una raccolta differenziata poco incisiva, ha di fatto portato la città nella difficile situazione attuale.
Come mai è stato scelto di far lavorare così poco gli impianti presenti sul territorio?
Più che altro per problemi di carattere economico. Sversare in discarica il rifiuto “tal quale” costa evidentemente di meno anche se, dopo l’ultima emergenza rifiuti nel Lazio, a differenza di altre regioni come la Campania si era riusciti ad attivare un minimo di dotazione impiantistica per scongiurare la crisi. Resta però il fatto che questi impianti non lavorano al massimo delle loro potenzialità.
Come giudica l’ulteriore proroga concessa a Malagrotta?
Si sta prorogando una modalità assolutamente vietata a livello comunitario e che andrebbe evitata per mille motivi, vale a dire lo sversamento di rifiuti che non hanno ricevuto alcun tipo di trattamento. In questo modo si produce il percolato, liquido molto difficile da trattare e che rischia di infiltrarsi nel terreno con conseguenze molto gravi.
Crede che sarà necessario in tutti i casi individuare un nuovo sito temporaneo?
Innanzitutto bisogna attivare un programma in tempi brevi che possa diminuire la quantità di rifiuti che quotidianamente arriva a Malagrotta. Detto questo, non credo che sarà sufficiente ottimizzare l’impiantistica esistente, quindi con ogni probabilità un nuovo sito temporaneo si renderà necessario.
Quanto è forte il rischio di assistere a una emergenza rifiuti a Roma come quella avvenuta in Campania?
Il rischio esiste ma una situazione simile a quella campana nella capitale sarebbe davvero paradossale.
Come mai?
Perché Napoli di fatto non possedeva alcun impianto, mentre nel Lazio ce ne sono diversi che aspettano solo di essere ottimizzati. Far scattare l’emergenza a Roma significa scegliere di non intervenire perché la città non possiede condizioni strutturali tali da provocare una simile situazione.
Come giudica la nomina del Commissario per i rifiuti di Roma?
Devo ammettere di non essere mai stato favorevole alla nomina di un Commissario per la gestione del caso Malagrotta. Inoltre, dopo un anno e mezzo, la città si trova ancora nella stessa situazione. Nonostante questo mi auguro che le varie proposte messe in campo possano davvero portare a un ritorno alla normalità. Le soluzioni esistono, sono più di una e alla portata di una città come Roma che in questo modo può certamente evitare una grave emergenza.
(Claudio Perlini)