Il progetto Fiumicino Due prende ufficialmente il via tra novità, apparenti buone intenzioni e qualche incertezza. Fabrizio Palenzona, presidente di Aeroporti di Roma (Adr), ha recentemente presentato il nuovo scalo che comporterà un investimento pari a circa 12 miliardi di euro (di cui 2,5 miliardi nei primi 10 anni), che inevitabilmente porterà a un successivo aumento delle tariffe aeroportuali. Al centro del progetto il risparmio energetico, tra speciali vetrate utilizzate come pannelli fotovoltaici,  trenino elettrico su monorotaia e una centrale di cogenerazione. Nel giro di otto anni nascerà inoltre la quarta pista che andrà a comporre i nuovi 1300 ettari di piste e infrastrutture che si aggiungeranno allo scalo già esistente.  Andrea Giuricin, Fellow dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto di trasporti, spiega a ilSussidiario.net quali sono i maggiori vantaggi, ma anche i principali rischi, di un progetto del genere. 



Cosa pensa innanzitutto dell’importante investimento previsto?

Gli investimenti sono senza dubbio molto importanti ma bisognerà vedere quanto questi saranno a carico dello Stato e quanto del concessionario, cioè Adr. Sarà dunque necessario capire come verrà realizzato l’intero investimento e in che modo si ripercuoterà sulle tariffe aeroportuali.



C’è chi definisce le attuali tariffe le più basse d’Europa. E’ vero?

Su questo argomento ho condotto un recente studio da cui emerge che le tariffe italiane non sono le più basse d’Europa, ma si allineano sostanzialmente alla media dei principali scali del continente. Bisogna inoltre tener conto del fatto che gli aeroporti di Barcellona e Madrid hanno appena effettuato un rialzo delle tasse, portando dunque questa media su livelli leggermente maggiori.

Quali sono secondo lei i maggiori vantaggi del progetto?

Innanzitutto l’importanza di riuscire ad avere una così grande infrastruttura aeroportuale che in Italia è sempre mancata. Fiumicino è purtroppo rimasto lo scalo dedicato alle Olimpiadi per troppo tempo, senza mai riuscire a svilupparsi ulteriormente, quindi c’era un gran bisogno di un simile investimento.



Come mai si è aspettato così tanto?

Sono almeno 15-20 anni che si parla della volontà di investire su Fiumicino, ma non è mai stato fatto. Siamo nel 2012 e finalmente si torna a discutere di un nuovo investimento che dovrà essere di 2,5 miliardi nei primi 10 anni e i restanti 9,5 fino al 2044. Si tratta dunque di circa 250 milioni di euro all’anno, certamente non un investimento enorme ma sicuramente molto importante per questo scalo aeroportuale. I maggiori problemi del Leonardo da Vinci sono però legati al passato, in particolare ai primi anni dopo la privatizzazione.

Cosa è successo?

E’ avvenuta una sorta di lotta interna tra i diversi soci che di fatto ha bloccato l’aeroporto. Non veniva effettuato alcun investimento, neanche a breve termine, e le conseguenze non hanno tardato a farsi sentire. Quindi, nonostante l’attuale investimento sia molto importante, l’Adr ha avuto una responsabilità enorme su quanto accaduto fino ad oggi.  

Quali sono le maggiori priorità di investimento?

Il Leonardo da Vinci ha il vantaggio di sorgere in un’area lontana da centri abitati, che spesso rappresentano un limite per molti altri scali aeroportuali, come quello di Londra. Fiumicino non ha quindi bisogno di nuove piste, già sufficientemente numerose, ma di un rinnovamento della struttura aeroportuale.

 

Cosa pensa di questa particolare attenzione rivolta al risparmio energetico?

L’idea è certamente positiva ma anche in questo caso è necessaria una particolare prudenza: l’energia fotovoltaica risulta particolarmente costosa per i contribuenti italiani quindi potrebbe anche trasformarsi in rincari. Semplicemente mi auguro che dietro questo annuncio ci sia realmente un progetto ecosostenibile elaborato a dovere.  

 

L’Adr ha anche annunciato che il progetto porterà almeno 30mila nuovi posti di lavoro nei primi 10 anni e oltre 230mila nuovi posti nel 2044. Cosa ne pensa?

Senza dubbio l’impatto sull’occupazione ci sarà e in maniera rilevante, anche se la stima di 230mila posti nel lungo termine mi sembra decisamente esagerata. Il calcolo che generalmente si effettua prevede circa mille posti diretti più altri mille indiretti per ogni milione di passeggeri in più che l’aeroporto accoglierà: questo significa che se lo scalo guadagnerà 30 milioni di passeggeri nel giro di trent’anni, a mio giudizio non potrà dare lavoro a più di 60mila persone. Volendo si possono calcolare anche i posti di lavoro legati alla costruzione, ma sono comunque temporanei.    

 

(Claudio Perlini)