E’ allarme cemento a Roma e la sinistra scende in piazza insieme a Legambiente per protestare. Secondo quanto riportato da La Repubblica, entro pochi giorni l’amministrazione capitolina dovrà approvare i risultati del lavoro svolto dalla Commissione che in questi mesi ha vagliato le 334 aree della città da destinare a funzioni di housing sociale. Sembra però che, a fronte di un fabbisogno abitativo indicato in 27.500 alloggi, adesso questi siano diventati oltre 66 mila, scatenando la reazione dell’opposizione che alle 17.30 del 5 luglio si è data appuntamento davanti al Campidoglio per protestare. “Spero che Alemanno ci ripensi”, ha detto Roberto Morassut, deputato del Pd e responsabile nazionale dell’urbanistica dei Democratici, secondo cui “si tratta di un’operazione che decuplica le aree di riserva, intaccando anche dotazioni di verde e di servizi e aumentando la parte dei privati. Invece di potenziare recupero e riqualificazione”. IlSussidiario.net ha contattato l’architetto Loreto Policella per cercare di chiarire la vicenda.
Architetto, cosa ne pensa?
E’ necessario innanzitutto dire che stiamo parlando di una delibera proposta dal Comune di Roma che approva sostanzialmente un elenco di aree da considerare a disposizione per interventi di housing sociale. Le zone della città proposte dovevano presentare precisi criteri e requisiti stabiliti dal bando quindi possiamo dire che tali caratteristiche sono ben delineate e identificate fin dall’inizio. Alla luce di questo, prima di lanciare l’allarme cemento, bisogna esattamente vedere quali saranno le aree coinvolte e con quali modalità verranno realizzati gli interventi, altrimenti la polemica non presenta una base solida.
Cosa pensa delle aree proposte?
Vengono citate numerose zone della città che in futuro potrebbero essere interessate da possibili interventi, ma sono aree così numerose e vaste che è difficile definire l’impatto che un eventuale intervento potrà avere. Inoltre per il momento stiamo parlando solamente di ipotesi, quindi bisognerà aspettare per vedere come il Comune deciderà di muoversi. Un fatto è però certo.
Quale?
Nella premessa della delibera di approvazione del bando viene definita una domanda abitativa stimata in circa 25 mila alloggi. Se davvero il numero è cresciuto fino a oltre 66 mila, la mia impressione è che il Comune abbia semplicemente voluto mantenere un certo margine per poter verificare successivamente le procedure da attuare al momento debito. La cosa più importante da capire è se questa delibera concede già la possibilità di edificare in tutte queste aree oppure se si tratta solamente di una delibera interlocutoria che riconosce una possibilità che successivamente deve essere messa in pratica attraverso altre attività. Un numero di alloggi così elevato potrebbe anche essere spiegato in un altro modo.
Si spieghi meglio.
Nelle premesse del bando del 2008 si fa una previsione di alloggi con il Piano regolatore vigente in un arco di tempo che arriva fino al 2011. Dalla delibera di approvazione del bando questo viene invece ampliato fino al 2016, quindi il numero così alto di alloggi può essere giustificato dal fatto che il Comune ha scelto di estendere la previsione del fabbisogno abitativo fino a quell’anno. E’ inoltre necessario parlare delle tipologie di alloggi previsti con l’housing sociale che non possono assolutamente essere unificate ad altri tipi di edilizia privata.
Come mai?
Perché l’housing sociale è una concezione di sviluppo edilizio completamente differente. Non si tratta della mera costruzione di uno o più alloggi ma di un complesso molto più ampio di servizi legati a questi. Questo tipo di edilizia ha come vincolo principale un costo o un affitto molto basso degli alloggi e non è affatto paragonabile a interventi di edilizia pubblica. L’housing sociale non fa immediatamente riferimento alla figura classica del costruttore ma a soggetti più complessi che devono farsi carico di un set di servizi aggiuntivi che sono strettamente connessi alla gestione di questi impianti.
Crede quindi che l’allarme cemento sia stato lanciato prematuramente?
Probabilmente sì, e credo che la delibera apra comunque a una modalità di risposta a un bisogno sociale oggi assolutamente evidente. Come detto, l’housing sociale ha come esito finale un costo molto più basso dell’affitto e una serie di servizi connessi, e Roma, attualmente, non presenta niente che sia paragonabile a tutto questo.