Il Colosseo come la Torre di Pisa? Secondo gli esperti della soprintendenza è proprio così. Secondo il direttore dell’Anfiteatro Flavio, Rossella Rea esiste un dislivello di 40 centimetri tra la porzione sud e nord del monumento simbolo della città eterna. Già da un paio di mesi ha preso il via il monitoraggio del comportamento dinamico della struttura, grazie a un accordo tra la Soprintendenza archeologica, l’Università Sapienza di Roma e l’Igag-Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr. L’obiettivo è capire il tipo di danno e per studiare eventuali misure da mettere in campo per contrastare la pendenza. Come spiega Giorgio Monti del Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica della Sapienza, a causare il dislivello rivelato nella porzione sud del monumento potrebbe essere la presenza di una frattura interna nella struttura di calcestruzzo, spessa 13 metri, su cui poggia il Colosseo. Che, se confermata, dividerebbe di fatto l’Anfiteatro in due diverse porzioni, che andrebbero a questo punto ricollegate per evitare la degradazione del monumento. “La comunità scientifica ne era al corrente da tempo- dice Vittorio Sgarbi- non capisco perchè la notizia venga resa nota solo oggi. Oltretutto, il Colosseo non è affatto in pericolo come del resto per ora, non lo è la Torre di Pisa. Questo strato di cemento su cui poggia l’intero monumento e che pare sia inclinato è opera di Giuseppe Valadier che nei primi anni del 1800 dovette intervenire perchè il Colosseo rimanesse in equilibrio. E’ chiaro che essendo passati più di 200 anni, dal punto di vista tecnologico, può essere di meglio. Oltretutto, il diametro del Colosseo è almeno di 150 metri e nulla cambia se anche si sposta di qualche centimetro”. Il monitoraggio dell’Anfiteatro durerà circa un anno e verranno usati georadar e carotaggi per stabilire con certezza la frattura interna nella base. Velocimetri e accelerometri sono infatti già al lavoro per capire, soprattutto, se il traffico delle strade circostanti contribuisce a minare la stabilità del monumento. Se dunque hanno un peso metro, auto, motorini possono, con le loro vibrazioni, mettere a rischio l’integrità delle fondamenta del monumento. E se i risultati del monitoraggio dovessero evidenziare un pericolo troppo alto per l’anfiteatro non è da escludere che si pensi, di nuovo, a fare della zona circostante il Colosseo una grande isola pedonale. Una proposta che incontra i favori soprattutto di Legambiente Lazio, che appena lo scorso giugno aveva lanciato la campagna di raccolta firme per pedonalizzare la zona dei Fori Imperiali. 



“La pedonalizzazione- continua Sgarbi- andrebbe fatta ma non certo per rischio di crolli. E’ una buona soluzione per rendere più attraente un’area archeologica di grandissima importanza”. La notizia dell’inclinazione dell’Anfiteatro Flavio arriva a ridosso dell’inizio dei lavori di restauro targati Della Valle. Da dicembre, il Colosseo sarà interessato da tre anni di lavori che, solo per la prima tranche costeranno 8 milioni di euro e che saranno, appunto, interamente finanziati dal patron di Tod’s. “ Ho auspicato anche in passato- afferma ancora Sgarbi- che Della Valle potesse dare i proprio contributo senza ostacoli moralistici e senza finte gare di concorsi. Tutto ciò che è capitato intorno all’offerta di Tod’s è quantomai ridicolo. La generosità di un privato che affida allo Stato 25 milioni di euro non può essere mortificata nè messa in relazione con una concorrenza inesistente”. Dall’amministrazione capitolina fanno sapere che il Colosseo per l’intera durata dei lavori non chiuderà mai la pubblico: “ Nemmeno a Piazza Armerina- dice ancora Sgarbi, sindaco del paesino in provincia di Enna e promotore del restauro dei bellissimi mosaici che custodisce la Villa del Casale- abbiamo chiuso. Si tratta di siti talmente visitati che non è proprio possibile chiudere completamente: si procede per lotti per dare la possibilità ai turisti di poter visitare ugualmente la struttura”.

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