“Si capisca che si è superata la soglia del ridicolo o faccio finire la storia oggi”. E’ anche una bella frase per dimettersi, quella pronunciata ieri dal governatore Renata Polverini, che però le dimissioni al momento si limita a farle roteare come una minacciosa scimitarra sopra la testa della sua (ex) maggioranza. E’ fin troppo facile commentare che bisognava capirlo prima che la situazione in Regione Lazio era andata da un pezzo al di là del ridicolo (per la sezione penale rivolgersi altrove: le sentenze non si fanno sui giornali). E questa è la prima risposta, scontata, alla domanda: come si è arrivati a un simile disastro politico? La seconda risposta – importante se può contribuire a zittire un po’ del pollaio qualunquista, genere “le Regioni sono tutte uguali, sono solo un magna magna”: il che invece non è – è che alla situazione della Pisana si è arrivati per l’implosione di un partito, il Pdl, i cui gli addendi – la componente “ex An”, che a Roma più che altrove significa la storia (un tempo) nobile, e con mille rivoli e modificazioni, della destra missina e, dall’altra parte, la componente variegatamene di Forza Italia – non hanno mai saputo amalgamarsi. E nemmeno trasformare il consenso elettorale ottenuto in un progetto di governo.
Se non fosse così oggi. Mentre volano gli stracci, un focoso ex colonnello di An come Ignazio La Russa non se ne andrebbe in giro con la parola “scissione” stampata sulle labbra, anche se evita di pronunciarla, tessendo la tela con Francesco Storace, ex governatore del Lazio che della nascita del Pdl fu nemico acerrimo. L’amalgama non ha funzionato, in Lazio molto più che altrove, e non solo per colpa dei “ciociari” ladri di polli, come li ha chiamati Angelino Alfano. E’ stata l’incapacità di darsi obiettivi di governo condivisi, e la spasmodica attenzione a bilanciare pesi e prebende delle più diverse correnti, a tradire il Pdl che solo due anni fa aveva vinto una gara difficile contro un’avversaria tosta e ideologicamente assai temibile come Emma Bonino.
Ma questo è il pregresso, come dicono i commercialisti: e il bilancio è in deficit. Difficile, al momento, azzardare previsioni su come andrà a finire per il Lazio. Le dimissioni della Polverini significherebbero elezioni anticipate, e di questo il Governatore avrebbe già parlato col ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri. Ma elezioni così importanti in questo momento, e a pochi mesi da elezioni Politiche in cui nemmeno si sa come si voterà, sono viste come il male assoluto da tutti. E’ anche evidente che Polverini si sta giocando una partita politica, legittima, per ottenere quel potere e quel controllo sulla sua maggioranza che finora, pare, non ha avuto.
Ma sullo sfondo c’è qualcosa, ci consentano i laziali, che è anche più importante. Attorno alla Pisana si sta consumando uno scontro sordo tra varie anime e correnti per aggiudicarsi il controllo politico (Berlusconi permettendo, naturalmente) del Pdl. O per meglio dire di ciò che ne resta: al momento non è politicamente molto. 



Se la guerra interna proseguirà in questi termini e finirà male, non sarà solo un partito tra i tanti a rischiare di esplodere, e amen. Sarà soprattutto la fine di un’idea: quella di un partito-contenitore dei moderati capace di far convivere diverse sensibilità e famiglie politiche attorno a un progetto di società e di governo. Si può anche ritenere che il partito-contenitore che conosciamo come Pdl non sia il più adatto alla bisogna. Ma al momento non si vedono altre zattere adatte alla traversata, e chi a vario titolo ci aveva creduto rischia di restare con i piedi a mollo.

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