Dopo le numerose polemiche seguite all’inaugurazione della statua di Papa Wojtyla nel maggio del 2011 ed il dilemma dell’amministrazione capitolina se demolire o trasferire questa scultura, in un posto più nascosto al grande pubblico della Stazione Termini a Roma, si è finalmente giunti ad una conclusione: la statua per ora rimane al suo posto, per di più risulta in completamento, dopo diversi mesi di restyling al chiuso del cantiere di Piazza dei Cinquecento. Pochi giorni fa, infatti, nell’ambito di un’affollata conferenza stampa l’autore, il maestro Oliviero Rainaldi, ha aperto il cantiere e ci ha consentito di osservare in anteprima il risultato dei lavori e capire sempre meglio la valenza simbolica e culturale dell’opera.
Personalmente sono stato tra quelli che ha sempre difeso il risultato artistico del manufatto, tanto che avevo già invitato il 23 maggio 2011 i lettori de IlSussidiario.net a riflettere su questioni come simbolismo, opera moderna, scultura monumentale o installazione provvisoria, prima di dare dei giudizi affrettati. E dopo avere visto i lavori di questi tempi, rimango dello stesso parere, a maggior ragione quando i completamenti risultano discreti, vedi i ritocchi al volto, che rendono migliore il ricordo di un papa accogliente e generoso, i ritocchi al mantello, ora meno invasivo, e ancora il colore, più tenue rispetto a prima. Oggi la statua mi appare più bella ancora. Ma non le saranno risparmiate critiche neppure dopo il restyling.
Si dice che un’opera moderna è bella, quando suscita emozioni. Così si dice pure per una nuova canzone ben interpretata, per un balletto di danza contemporanea ben eseguito, per un quadro moderno che ci colpisce. Ma moderno significa anche che in genere non abbiamo canoni classici di giudizio, che siamo per un attimo “senza rete” prima di capire il significato, che dobbiamo chiedere aiuto, farci spiegare una cosa che ci appare fuori del comune. Quante cose moderne e innovative vediamo ogni giorno accanto a noi e non suscitano più le emozioni del bello, perché non siamo abituati a soffermarci, a porci domande, a causa delle corse della vita quotidiana, a lasciarci sorprendere dalle novità per il cinismo dominante, che spesso ci fa giudicare le cose prima ancora di capire la verità delle cose stesse? Non sono forse belli e innovativi gli iPad, gli iPhone, le nuove automobili sul mercato, i nuovi oggetti di industrial design, le nuove architetture? Per me sono belli, sia perché lo sono esteticamente, sia perché frutto del lavoro dell’uomo e della competitività del mercato. Allora perché a giudicare le tecnologie siamo oggi abituati, ma all’arte molto meno? Anticamente non era così per la nostra arte e cultura, il cui valore è anche oggi riconosciuto in tutto il mondo.
Vedendo questa statua così da vicino, sono sicuro che l’autore, con la sua sensibilità, come altri artisti al momento preciso della creazione, abbia dovuto almeno per un attimo ricordare il soggetto, Papa Giovanni Paolo II, con gli occhi di un bambino, con gli occhi di quei tanti bambini che il Papa ha abbracciato. Così, con lo sguardo iniziale del bambino che sono convinto abbia avuto l’artista, dobbiamo porci anche noi che giudichiamo un’opera d’arte. Poi il nostro giudizio è libero e personale, ma occorre essere continuamente educati al giudizio, ricercando tutti i fattori utili e non solo lasciandosi andare all’istintività del momento, come è avvenuto nei mesi passati e come potrà accadere ancora quando il cantiere sarà smantellato e la statua ritornerà a disposizione del grande pubblico.
La tecnologia passa presto: si cambiano auto, cellulare e computer senza batter ciglio e attenti al nostro portafoglio, ma l’opera d’arte ha bisogno di tempo ed in questo caso è anche aiutata dalla gratuità. Il monumento del maestro Rainaldi si intitola “ Conversazioni”, quasi a voler suscitare un dialogo tra chi passa, vede e si vuole soffermare, e il Papa Beato. L’invito a questa sosta sarà realizzato fisicamente, anche con un basamento in graniglia a cemento, non più con un manto erboso, così pure verrà installato un impianto di illuminazione che comprenderà la totalità della scultura e dell’area circostante.
Nessuna critica sarà possibile fare almeno per i costi che, così come è stato per la realizzazione iniziale, anche per il completamento sono interamente sostenuti da sponsor. Passando allora per la Stazione Termini tra pochi giorni, quando verrà smantellato il cantiere, potremo godere del nuovo volto di Giovanni Paolo II, senza per una volta dire che abbiamo pagato di tasca nostra. E chissà che ringraziando della gratuità di chi ha donato la statua, il giudizio del cittadino possa essere anche più benevolo.
Infine, non solo perché il soggetto del monumento è sacro e Oliviero Rainaldi realizza anche arredi liturgici, ma sembra quanto mai opportuno citare Benedetto XVI quando nel 2009, incontrando una delegazione di 260 artisti nella Cappella Sistina disse: “L’autentica bellezza schiude il cuore umano alla nostalgia, al desiderio profondo di conoscere, di amare, di andare verso l’altro” e invitò gli artisti di tutto il mondo ad accettare “che la bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi”.