Anche la Corte dei conti ha aperto un’istruttoria sullo scandalo della Regione Lazio. Il procuratore Angelo Raffaele De Dominicis sta setacciando le delibere che hanno permesso all’ufficio di presidenza del Consiglio di trasformare viaggi, feste e cene in rimborsi politici. Spesso i consiglieri chiedevano somme su dei foglietti volanti, senza allegare nemmeno gli scontrini fiscali. Ilsussidiario.net ha intervistato Fabrizio D’Esposito, firma politica de Il Fatto Quotidiano, sullo scandalo che rischia di travolgere lo stesso presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.



Partiamo dalla decisione della Polverini di non dimettersi. La considera una scelta saggia?

La situazione in cui la Polverini cerca di resistere, e con lei tutto il centrodestra, è da bunker, da trincea, un finto rito di autoassoluzione. La scena di venerdì in Consiglio regionale strappava delle risate amare. E’ stato grottesco vedere i protagonisti citati dal consigliere Franco Fiorito applaudire ai tagli e la nuova capogruppo del Pdl, Chiara Colosimo, ergersi a paladina dell’anti-casta. Ciò che è in atto è un tentativo di resistenza da parte del Pdl, che sa di non essere più maggioranza e non vuole perdere privilegi e poltrone acquisite. La fotografia del Paese non è più quella in cui la Polverini ha vinto le elezioni, e il centrodestra sa che se va a casa perderà tutto. E’ una situazione di grande caos, ma allo stesso tempo è chiara la responsabilità politica di chi governa questa Regione.



Ripensando al caso Marrazzo, si può parlare di una sorta di maledizione della Regione Lazio?

Purtroppo il malcostume politico riguarda tutti, non è come alla fine della Prima Repubblica quando Pci e Msi si consideravano anti-sistema o alternativi. Tutti negli ultimi 20 anni hanno governato, c’è quindi una situazione generalizzata che riguarda diverse amministrazioni. Nello specifico il Lazio è gravato da una maledizione che la paragona alle peggiori delle regioni meridionali. Da Storace in poi nessuna legislatura ha avuto una vita tranquilla, ma si è caratterizzata per una serie di scandali continui.



Pd e Pdl pari sono?

Marrazzo alla fine è stato un uomo che ha pagato di persona la debolezza di uno scandalo privato, che giustamente andava sanzionato dal punto di vista politico perché era vittima di un ricatto ed era un presidente azzoppato. Oggi però è un’intera classe dirigente a essere finita nello scandalo. La Polverini ha una sua casta in giunta, con un cerchio magico che proviene dal sindacato dell’Ugl. Ci sono poi i personaggi come De Romanis, che ha organizzato il megaparty al Circolo del tennis del Foro italico con le maschere da porci e le ancelle, che appartengono alla generazione dei 30enni berlusconiani cresciuti con il mito delle feste. C’è infine la destra di estrazione missina, se non post-fascista, che viene dalla provincia ed è un po’ più ruspante.

 

Lo scandalo del Lazio influirà sui destini del Pdl?

 

Gli effetti saranno nefasti. Noi ci sforziamo ancora di considerare il Pdl come un vero partito, mentre in questo momento è una federazione di potentati nel quale ciascuno cerca di portare a casa la pelle. Il Pdl è un partito in macerie, uscito devastato dalle ultime amministrative, con un segretario come Angelino Alfano che non ha affatto dato quella svolta che aveva annunciata un anno fa.

 

E’ questo il vero nodo che si può leggere sottotraccia nella vicenda della Regione Lazio?

 

Il vero motivo per cui la Polverini non si è dimessa, supplicata da Berlusconi, è proprio perché se avesse lasciato avrebbe provocato un tracollo del Pdl ancora più vistoso. La sua retromarcia non muta lo scenario, in quanto questo scandalo è uno spot formidabile per chi non vuole più gli stessi volti e gli stessi partiti. Il Pdl è un partito in fortissima crisi, sconvolto ancora di più da questo scandalo, e non so se alla fine basterà la sesta discesa in campo di Berlusconi per limitare i danni.

 

Come si spiega l’infantilismo, prima ancora dell’immoralità, di politici con un ruolo importante come il consigliere De Romanis?

 

Si spiega con il fatto che è gente cresciuta senza cultura politica. Sono dei 30enni berlusconiani, appartengono alla gioventù fighetta pariolina e di Roma Nord. Quando De Romanis si traveste da Ulisse, e si fa realizzare l’Olimpo e il Partenone in cartapesta, non fa altro che emulare Berlusconi che si è costruito il vulcano a Villa Certosa. A questo si aggiunge il fatto che si tratta di consiglieri nominati, cioè eletti senza le preferenze, e vedersi catapultati in una dimensione politica importante come quella del consiglio regionale del Lazio e con un flusso di denaro vistoso fa perdere la trebisonda. Quello che è uscito è tanto, ma uscirà ancora dell’altro, forse anche su altri Consigli regionali.

 

(Pietro Vernizzi)