“E’ l’Europa a chiederci un grosso impegno di lotta contro la corruzione”. Lo ha dichiarato il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, intervenendo alla presentazione del rapporto sul Mezzogiorno. “Come mi ha messo bene in evidenza ieri il segretario generale dell’Ocse, noi in quella curva statistica (di corruzione, Ndr) siamo messi molto male – le parole del presidente -. Bisogna quindi superare questa condizione che è una condizione di inferiorità rispetto a molti Paesi europei e rispetto alla media in fatto di efficacia della lotta alla corruzione”. Parole che giungono dopo i recenti scandali della politica italiana, non da ultimo quello della Regione Lazio che ha portato alle dimissioni del presidente Renata Polverini. Ilsussidiario.net ha intervistato Gianni De Michelis, ex ministro degli Esteri socialista e uscito dalla stagione di Tangentopoli con 33 archiviazioni o assoluzioni e due patteggiamenti. “Lo spettacolo cui abbiamo assistito nasce da una degenerazione del sistema Paese, e non soltanto di quello politico – sottolinea De Michelis -. E’ un fenomeno grave. Quanto è avvenuto nel Lazio comunque non può essere limitato ai casi di Fiorito e Battistoni, in quanto tutti i consiglieri si sono messi d’accordo per aumentarsi i contributi”.



Che differenza c’è tra Tangentopoli e quanto sta avvenendo oggi?

La differenza è molto semplice. Quello che sta avvenendo adesso è la disintegrazione di un sistema politico, conseguenza del fatto che i partiti non esistono più. Nel 1992 al contrario i partiti esistevano ancora, e Mani pulite è stato uno scontro politico tra chi ha vinto e chi ha perso. Il caso del Lazio è il più emblematico, ma anche altre situazioni rispondono al medesimo ragionamento.



Intende dire che Pd, Lega nord e Pdl non sono partiti?

No, non sono partiti bensì aggregati di gruppi di potere. Il Popolo della Libertà non è assolutamente un partito, è stato costruito da Berlusconi mettendo assieme le forze più diverse. Basta vedere come si svolge la dialettica tra Renzi e Bersani, per comprendere che anche il Pd non è un partito nel senso classico del termine.

Anche in Dc e Psi c’erano le correnti …

Sì, ma le correnti rispondevano a una logica politica: erano di destra o di sinistra. Se guardiamo a quello che sta avvenendo oggi in Pdl e Pd, non risponde più a delle logiche politiche ma a delle aggregazioni di bande, il cui unico obiettivo è l’occupazione di uno spazio di potere.



 

Perché dopo la fine dei partiti tradizionali, Dc, Pci e Psi, non ne sono nati di nuovi?

 

Perché nessuno si è occupato di farlo. Il Pd, che pure assomiglia di più a un partito rispetto agli altri, con Bersani sceglie la strada dell’alleanza con Vendola e con Renzi quella esattamente opposta dell’accordo con l’Udc. Il Pd quindi è fortemente disunito e l’unica cosa che lo tiene assieme è il fatto di avere la prospettiva di vincere le prossime elezioni.

 

Come si spiegano degenerazioni come la festa con le ancelle in costume romano?

 

Lo spettacolo cui abbiamo assistito nasce da una degenerazione del sistema Paese, e non soltanto di quello politico. E’ un fenomeno grave. Quanto è avvenuto nel Lazio comunque non può essere limitato ai casi di Fiorito e Battistoni, per non parlare della festa in costume romano. Tutti i partiti si erano messi d’accordo per aumentare la cifra del contributo regionale ai consiglieri da 1 a 15 milioni di euro.

 

Il problema è il venir meno dell’aspetto ideale della politica?

 

A parte gli aspetti ideali, sono quelli pratici a non funzionare più. La politica è una questione di potere, ma anche di capacità di governare e di dare risposte ai problemi del Paese. Ormai questo non c’è più, infatti non a caso il Paese è nelle condizioni che sappiamo tutti.

 

Fiorito ha ammesso di essere stato tra quelli che lanciarono le monetine a Craxi …

 

Chi lanciava le monetine quella volta, fosse fascista o comunista, lo faceva in nome dell’antipolitica. E naturalmente da questo punto di vista non mi stupisce affatto che Fiorito abbia lanciato le monetine.

 

(Pietro Vernizzi)