Alla vigilia della presentazione definitiva delle liste, le elezioni regionali laziali appaiono dall’esito tutt’altro che scontato. Certo, il centrodestra regionale paga pegno per gli scandali legati a Fiorito e compagni. Ma sembra che Storace non abbia avuto troppe difficoltà a farli dimenticare a gran parte del suo elettorato. C’è da immaginare che, quantomeno, darà a Zingaretti, che fino a poche settimane fa sembrava destinato ad una facile vittoria, del filo da torcere. Abbiamo fatto il punto sulla situazione con Paolo Gambesca, professore di Giornalismo presso l’Università La Sapienza di Roma 



Su che fronti si gioca la partita per conquistare il Lazio?

Primo: qualunque cosa accada nel Lazio, ha una rilevanza nazionale, perché lì vi risiedono le istituzioni repubblicane. I candidati, quindi, devono tener conto del valore fortemente simbolico di tutto ciò che accade in Regione, e della necessità di dar lustro alla sua immagine. Secondo: la Regione è considerata dal sud quella “più a nord del sud”. Se un cittadino della Campania, per esempio, ha bisogno di cure di alto livello, va a Roma. Il che comporta un sovraccarico di esigenze diverse. Terzo: il Lazio è romanocentrico. I problemi della Regione nel suo insieme vengono spesso sottovalutati, nonostante tra una zona e l’altra vi siano sostanziali differenze e morfologiche. Detto questo, ci sono due fondamentali questioni programmatiche.



Quali?

Il problema fondamentale del Lazio è la sanità: occorre sanare il debito e razionalizzare il sistema. In secondo luogo, sarà necessario valorizzare l’enorme patrimonio culturale non solo di Roma ma di tutta la Regione rispetto al quale, attualmente, non esiste un progetto.

Perché è stato candidato Storace, pur non essendo particolarmente rappresentativo del centrodestra?

In realtà, Storace, ha una forte presenza, non solo a Roma, ma anche in Regione. Non dimentichiamo che Latina e, a fasi alterne, Frosinone Rieti, e in parte Viterbo, hanno rilevantissimi connotati di destra.

Del resto, neanche la Polverini apparteneva al Pdl



Si tratta di un caso a parte. Allora, si scelse un candidato d’immagine. Si ricordi che, ai tempi, era una presenza fissa  a Ballarò. Non va inserita nel computo dei candidati di destra.

Cosa ci dice di Zingaretti?

Ha operato bene in Provincia, ed è molto presente sul territorio. Oltretutto, ha un suo peso nazionale. Fa parte dei dirigenti del Pd, e pare che non pochi si ritengano appartenenti alla sua corrente.  Proviene dalla fila del partito, ove ha seguito tutto il cursus honorum, sia da funzionario che da amministratore.

Considerando gli scandali che hanno connotato il centrodestra, è destinato a vincere a mani basse?

Beh, non direi. Certo, è un candidato forte, al quale non si possono rimproverare né malagestione, né un uso disinvolto del denaro pubblico, né assenza di trasparenza. Tuttavia, il voto potrebbe rivelare delle sorprese.

Pensa che Storace abbia fatto adeguatamente piazza pulita nelle liste?

Lo capiremo quando saranno state definitivamente compilate. In ogni caso, così come il Pdl ha escluso Cosentino dalla competizione, non penso che nel Lazio il centrodestra agirà in maniera molto diversa. Sta di fatto che le campagne elettorali si fanno sui programmi. Da questo punto di vista, Storace dovrà spiegare  erché, da presidente, fece tante scelte sbagliate, contribuendo a determinare un buco enorme nei conti pubblici.

Come giudica il fatto che i Fratelli d’Italia competeranno contro Storace mentre, alle politiche, saranno alleati del Pdl?

La Meloni sa bene che a Roma è estremamente conosciuta. Una sua eventuale candidatura potrebbe riscuotere grandi consensi anche se non ha praticamente alcuna chance di vittoria. 

 

(Paolo Nessi)