Scordatevi la tragedia greca: aberrazioni, violenze, libidine, così efferate da apparire irreali, e dichiarate, nelle grida sulle scene, per suscitare l’orrore e la conseguente catarsi del pubblico. La nostra cronaca offre di più, e dell’intento purificatorio non c’è traccia.
Roma, quartiere Parioli: negli anni della contestazione e oltre, “pariolino” era a volte un insulto, per un modello di esistenza borghese egoista e frivola, a volte un’appartenenza da rivendicare con orgoglio. Al di là di esasperazioni dettate dall’ideologia, esprimeva la meglio gioventù, troppi soldi e troppa roba, per dare un senso a giorni vuoti, ad amicizie inutili.
Certo però non era sinonimo di suburra. A tanto si è ridotta invece la generazione di domani, i rampolli della middle class, e i loro templi di educazione e cultura: sono infatti due studentesse ginnasiali di una delle migliori scuole del centro ad essere state avviate alla prostituzione, in un circolo vizioso di uomini maturi, complice la madre di una delle due ragazze, entrambe quattordicenni. Ecco il proemio, da far invidia ad Eschilo: una madre che induce la figlia a vendersi, e la figlia ci guadagna la sua parte, da spendere in cocaina; i clienti arrivano tramite un sito in rete, un’amica sa, si interessa, condividono. E tutti i pomeriggi ci sono appuntamenti, in un appartamento tramutato in bordello, appunto in viale Parioli, tra le boutiques d’alta moda e il passeggio di cagnolini vestiti come mannequines.
Nessuna minaccia, nessuna costrizione. Al massimo estorsione, perché pare che qualcuno tra gli adulti arrestati abbia cercato di prendere dei soldi a una delle ragazzine, ricattandola con foto e filmini hard.
Ho provato a chiedere a qualche coetaneo un giudizio, un pensiero su questa vicenda: la risposta è drammatica, “si sa, è normale”. Non si condivide, si disprezza, ma “si sa”, appunto, capita così, e non solo quando le tresche immonde finiscono sbattute sui giornali, intercettate dalle forze dell’ordine. Sapevamo di studentesse universitarie che si prostituivano per un aiutino nella tesi, perfino per un 30 agli esami; sappiamo da sempre di fanciulle procaci che si offrono per un lavoro, per una comparsata in televisione, una particina in un film, per un posto in un partito.
Ma alle quattordicenni, no, non ci avevamo pensato, perché ci danno già tanto da pensare, col magone, le troppe bambine e adolescenti abusate e violate nel mondo, con la forza, con la menzogna, perfino col sostegno della legge. Ci pare una sorte tanto atroce che non possiamo immaginarla una libera scelta, per pura avidità di denaro. “È normale, si sa”.
Qualcuno risponde che le donne sono tutte uguali, tutte donnacce. Facile, è un giudizio troppo comodo e vecchio. Qualcuno dà la colpa ai modelli che ci propinano i media e ricanta i rimbrotti moralisti di certi politici interessati; qualcuno ricorda che è sempre stato così, magari prima non lo si diceva, non si veniva a sapere.
Risposte che non bastano, che contengono tutte pochissima verità. La verità è un’altra: una, forse già due generazioni di adulti che non hanno nulla da insegnare, nulla da trasmettere, che hanno abdicato al loro ruolo genitoriale per rincorrere l’eterna giovinezza e la sua vena trasgressiva; adulti incapaci di responsabilità, preda di ogni istinto e ogni sollazzo, figli di una cultura che libito fè licito in sua legge. Quel che mi va è un diritto, appunto.
E poi, dobbiamo dirlo, c’è quel male che sa toccare abissi di vergognosa abiezione, e che è solo nostro, solo dell’uomo, e non c’è società o ambiente che lo fomenti, che lo giustifichi. Certo, le due lolite di Roma strafatte di coca non devono essere state particolarmente seguite; probabilmente non hanno avuto amici e maestri in grado di far loro alzare lo sguardo, e i loro sogni. Hanno incontrato dei delinquenti, e magari ci facessero conoscere chi sono, i loro curricula di professionisti affermati. Ma nulla toglie l’esercizio della libertà personale, nulla toglie la responsabilità. Non è solo colpa delle famiglie, della scuola, della crisi, e sempre di Berlusconi. La coscienza del bene e del male, ce l’hanno pure le ragazzine.
Non sono solo vittime. Quando si sceglie scientemente la droga, i soldi facili, a prezzo di cancellare ogni pudore, ogni rispetto di sé, allora si è vittime, sì, ma di se stesse.