Così titolava l’editoriale di Avvenire nel giorno in cui è stata pubblicata l’esortazione di Papa Francesco “Evangelii gaudium”. Tutti fuori: uscite dalle chiese, uscite dalle case e andate nelle periferie, nei luoghi dove c’è bisogno di fede, di speranza, di aiuto. A “stare dentro”, dentro le nostre case, le nostre pigrizie, i nostri egoismi, i nostri compiacimenti; dentro le nostre chiese, le nostre sagrestie, i nostri uffici pastorali, le nostre riunioni, le nostre lamentele, i nostri calcoli, c’è il grande rischio di “una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”. Quello di uscire è prima di tutto un bisogno nostro, un vantaggio per la mente e il cuore, un dono per la vita. Lo vediamo ogni volta che usciamo in strada per guardare e incontrare, ogni volta che entriamo in una casa, ogni volta che ci apriamo a un dialogo, ogni volta che compiamo un atto di carità e di misericordia. Allora sperimentiamo che la difesa del nostro individualismo è un muro che impedisce al sole di brillare e chiude il passaggio dell’aria. Grandi e piccoli imbocchiamo la strada della crescita e della realizzazione della nostra personalità quando schiudiamo la corteccia del nostro egoismo e ci facciamo incontro agli altri.
E’ bello che le parole del Papa ci arrivino al principio dell’Avvento, mentre si schiude dell’attesa e si slancia il desiderio. Il nostro cuore inquieto non trova risposta riempiendolo di cianfrusaglie di giocattoli o di residui affettivi, ma spalancandolo al dono. Ed è una cosa ancora più grande che non la semplice “uscita da sé” verso altri. Per non finire con l’essere “persone risentite, scontente, senza vita” occorre un altro tipo di spalancamento.
E “l’incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta”. Nessuno si basta da solo, e non ci bastiamo nemmeno mettendoci tutti insieme. L’uscita vera è quella verso Gesù, l’incontro e l’abbraccio con Lui. Bisogna dire ai nostri ragazzi e ai nostri giovani da quale sorgente viene la gioia, da quale Amico viene la vita! L’immagine di un cristianesimo spento, di una religione forzata e noiosa viene solo dai cuori abituati degli adulti, che trattengono una patina superficiale di fede mentre il tessuto del cuore è contaminato dall’acido dell’egoismo.
Si esce per andare verso Cristo, seguendo quella pista che dal profondo del desiderio si proietta verso l’infinito. Come si fa? Occorre guardare e seguire. Guarda chi già cammina per questa strada; guarda gli amici che pregano, quelli che ti invitano alla Colletta alimentare, che entrano nelle case ad annunciare il Vangelo, che fanno compagnia ad altre persone. Segui Papa Francesco che a gesti e a parole annuncia “la gioia del Vangelo”.