E’ stato molto probabilmente il forte vento (ma non solo) ad aver provocato due giorni fa l’incidente dell’ATR 72 Pisa-Roma all’aeroporto di Fiumicino. Il velivolo della compagnia romena Carpatair, società appaltatrice di alcuni voli Alitalia, è uscito violentemente dalla pista su cui stava atterrando provocando il ferimento grave di due persone e scatenando il panico tra i circa 50 passeggeri a bordo. Al momento del passaggio dell’aereo, ha successivamente spiegato il direttore Enac dello scalo capitolino, Vitaliano Turrà, il vento era molto forte ma comunque “compatibile con l’atterraggio”. E’ per questo che, quando si verifica un incidente aereo, il più delle volte “non non dipende mai da una sola causa ma da una catena di eventi”. Proprio nel tentativo di eliminare definitivamente una di queste cause, l’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) sta attualmente coordinando il progetto Rivona (Rischi per il volo) con cui analizzare i fenomeni repentini (come il “wind shear”) per fornire al pilota un’allerta tempestiva durante il volo. Ce ne parla Franco Prodi, direttore scientifico del progetto.



Come giudica quanto avvenuto a Roma?

Si tratta di un episodio che conferma l’esistenza, anche negli aeroporti italiani, di numerosi casi di “wind shear” che, almeno secondo quanto si è potuto apprendere in questi giorni, sembra essere la principale causa dell’incidente che ha coinvolto il velivolo.

Che cosa è il fenomeno del “wind shear”?



Consiste in raffiche improvvise e molto forti di vento, causate il più delle volte da un temporale. E’ proprio questo, infatti, a generare correnti discendenti che, nel momento in cui incontrano il suolo, possono creare differenze di velocità notevoli in punti ristretti che possono portare a schiacciare l’aereo verso il suolo, deviarlo lateralmente e così via.

E’ un fenomeno abbastanza frequente?

Avviene spesso e in molti casi, come è successo in passato a Palermo, si verifica anche in assenza di un temporale. Se infatti nelle vicinanze vi è una montagna molto alta, la corrente proveniente da Sud può generare dei vortici che producono di fatto gli stessi effetti. E’ quindi assolutamente necessario richiamare l’attenzione su queste cause meteorologiche e il Cnr si trova attualmente in prima linea nella ricerca per ridurre il rischio del volo.



Arriviamo dunque al progetto Rivona…

Esatto. Utilizzando un bando molto intelligente della Regione Puglia, abbiamo riunito i tre istituti Cnr che hanno sezioni operative nella regione, indicando tra gli obiettivi principali proprio quello dello studio dei fenomeni di rischio per la navigazione aerea legati al maltempo e ai suoi effetti.

Generalmente quanto influisce il maltempo negli incidenti aerei?

Circa la metà degli episodi ha cause meteorologiche. Tra queste, il 90% è legato al tempo severo, quindi parliamo del temporale e di tutti i suoi effetti, come il wind shear, grandinate, fulmini, forte turbolenza, ghiacciamento di parti meccaniche dell’aereo e altro ancora.

Che cosa ha permesso di fare questo bando?

Il bando ci ha permesso di avere due radar di elevatissime prestazioni che sono in corso di allestimento nelle due località di Torchiarolo e Mesagne, a una distanza di circa 15-30 chilometri dall’aeroporto di Brindisi su cui è incentrato l’intero progetto. Le due direttrici radar-aeroporto dovranno descrivere tra loro un angolo prossimo a 90 gradi, il modo migliore per ottenere una sorta di “scansione” del temporale attraverso osservazioni simultanee che, combinate, forniranno proprio il movimento associato ai suoi effetti. E’ possibile dunque isolare il momento in cui si forma il cosiddetto “downdraft”, una corrente di gravità che genera al suolo una serie di vortici.

In che modo essere a conoscenza di questi dettagli può prevenire un incidente?

Lo scopo è quello di allertare tempestivamente il pilota, in tempi più brevi di quelli della torre di controllo. Una segnalazione del genere, anticipata anche solo di pochi minuti, può permettere al pilota, per esempio, di rinunciare all’atterraggio e aspettare il momento più opportuno. In questo modo è possibile quindi evitare incidenti come quello di Fiumicino che poteva anche concludersi in maniera molto più drammatica.

 

(Claudio Perlini)