Quando si è nel riposo di Dio, nulla conta. Ma sono sicura che Benedetto XVI oggi sia contento. Forse più di quanto possiamo immaginare. E non perché il volontario ritiro lo mette al riparo da quelle attenzioni che assediavano la sua naturale timidezza, ma perché al contrario potrà festeggiare i suoi 86 anni suonati nell’umiltà e nel nascondimento, amando senza forzare il temperamento, libero di portare tutti nel cuore quando si metterà, come ogni giorno, davanti al suo Cristo. La sua coscienza, quella che ha denudato con una decisione dai pochi e lontani precedenti, non si metterà a fare esami. Né bilanci. I santi non li fanno. Non ne hanno bisogno, perché sanno che, in ogni caso, hanno già vinto. Ma in una logica tutta umana bisogna dire che se c’è un giocatore che ha marcato punto nella storia recente, quello è Joseph Ratzinger.



L’ultima conferma a questa tesi, tutta mia per carità, è nella ricerca presentata ieri dal Cesnur, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, a Torino. A condurla un sociologo, osservatore del sacro, al di sopra di ogni sospetto, Massimo Introvigne, che con piglio scientifico e sicurezza dottrinale ha voluto verificare quanto si mormorava e spiattellava con sorprendente soddisfazione su siti e fogli cattolici. Vale a dire una primavera della fede, un ritorno tra i banchi delle parrocchie polverose, e persino nei confessionali. Quelli di legno, con la grata bucherellata, dove non di rado quando t’inginocchi senti scricchiolare l’asse tarlata e preghi che la pena per i tuoi peccati non consista nel rompersi il menisco. L’hanno chiamato “effetto Francesco”. L’ipotesi era: “Il nuovo Papa è simpatico, la gente lo adora, ha compreso il suo annuncio di un Dio misericordioso e torna all’ovile”. Si dovevano verificare i dati. E il Cesnur ci ha provato, attraverso un questionario diffuso con “tecnica a cascata” nei social network (per i profani Facebook e Twitter).



I risultati confermano che aumentano fedeli e confessioni in oltre metà della chiesa italiane. Il 53% di un campione di 200, tra sacerdoti e religiosi, ha affermato di aver riscontrato nella propria comunità un aumento delle persone che si riavvicinano alla pratica religiosa. Ed ancora nel 43,8% di questi casi l’aumento dei fedeli è definito consistente, superiore al 25%. Mica male. E agli scettici che potrebbero diffidare della sincerità clericale (diciamolo il campione è ovviamente interessato, il conflitto di interessi palese) Introvigne oppone i dati emersi da un’analoga indagine compiuta sui laici, 500 per la precisione. Ebbene anche loro, sebbene più distratti e meno entusiasti nell’ammetterlo, si sono accorti del “fenomeno Bergoglio”. Il 41,8%.



Assicurata, con grafici, l’attendibilità e la concretezza delle ipotesi, c’è da aspettarsi che qualcuno cerchi di capitalizzare. I pastori con i recinti malandati, i poveri preti sfiancati dal ministeromultitasting, gli improvvisati e sfegatati fans di Francesco (i suoi peggiori nemici), gli esaltatori acritici del nuovo in azione solo per far massacro del vecchio. Sia ben chiaro, non è il caso di Massimo Introvigne, sempre preciso e puntuale nelle analisi, saggio nel considerare e sottolineare che in realtà l’effetto è doppio e che si dovrebbe parlare di fenomeno “Benedetto/Francesco”. Infatti dall’indagine emerge che a far montare l’ondata di rinnovata simpatia per tutto ciò che è bollato come cattolico è stata da principio la rinuncia di Ratzinger. A scatenare domande, aprire occhi, interrogare anime e suscitare attese è stata, prima di tutto, la commozione provocata dall’atto abissalmente umile e profondamente cristiano di Benedetto XVI. Prima nel senso cronologico, puntualizziamo. E qui si torna alla contentezza e al compleanno di Joseph Ratzinger.

Pensate che un uomo che ha buttato giù dai bastioni della Storia il potere che gli veniva da un’elezione in cui ci aveva messo lo zampino lo Spirito Santo pur di fare il bene della sua Chiesa possa desiderare qualcos’altro che non sia il compiersi di quel bene? Ecco perché sono certa della sua serenità. Per molti lui ha scommesso, per altri si è semplicemente fidato di Dio. Compiendo un azzardo che solo una fede incrollabile può sostenere. Certo è che le cose meglio di così non potevano andare, dopo la sua scelta di salire il Monte per spingere con il vento della preghiera la barca di Pietro. Abbiamo Francesco, una Chiesa reattiva e più viva che mai, un programma di riforma che il pontefice tedesco ha accarezzato e preparato per anni, una speranza palpabile e visibile fondata su Cristo Risorto. Un momento di grazia per chi spegne le candeline. Il regalo? L’indagine del Cesnur.

A proposito, auguri Padre Santo!

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