Dal 18 al 29 aprile, due settimane per parlare senza veli della condizione delle donne nel mondo, assieme a bloggers, giornaliste, esponenti della politica e società civile. Violenza, sofferenza, subalternità e stravolgimenti socio-politici in atto. Di questo dobbiamo parlare e di questo occorrerà far tesoro in futuro per dire la verità sulle donne. “Difesa di Dama”, questo lo spettacolo teatrale su cui verte tutta la riflessione di questi giorni, divisi fra le prestigiose sale del Campidoglio e il Teatro Piccolo Eliseo.



Si inizia con il 18 aprile alla Sala del Carroccio. Riporto una recensione trovata sul web e che credo sia del tutto coerente con lo spettacolo e con i suoi significati. “Difesa di Dama è l’autopsia di un’ossessione, un’ossessione che assume l’aspetto dei gesti ripetuti e meccanici della vita quotidiana. Sul palco, in una scenografia che ricostruisce l’interno di una cucina qualsiasi in una periferia cittadina qualsiasi, si consumano i malsani rapporti uomo-donna, padre-figlia, marito-moglie, in un intreccio tra amore e odio, fino alla scioglimento finale della vicenda, alla liberazione della protagonista dai legacci di una sudditanza psicologica. Un argomento di cronaca, quindi, si fa spettacolo per sensibilizzare l’opinione pubblica, per non dimenticare che una donna ogni tre nel mondo è stata vittima di violenze domestiche, per far discutere di un argomento così delicato e intimo: il male che può fare chi dice di amare. Lo spettacolo si ispira all’omonimo libro scritto nel 2001 da Isabel Carmona e Joaquin Hinojosa, frutto di un’inchiesta su alcuni casi di maltrattamenti e violenze contro le donne, minacciate di morte dai loro stessi compagni. Quando, l’anno successivo alla pubblicazione del libro, l’inchiesta debuttò al Teatro de La Abadìa a Madrid, dodici tra le donne sentite durante il processo di documentazione erano state aggredite, cinque erano state uccise e una aveva subito danni permanenti alla spina dorsale e costretta su una sedia a rotelle“.



Cosa dire di più? Che le donne oggi vivono in tutto e per tutto questo disagio e questa sofferenza, così ben portata in scena dalla bravissima Daniela Giordano.

Il 23, alla Sala Pietro da Cortona, si parlerà del “Velo sulla Repubblica”, il cui titolo dice già quasi tutto sulla tematica principale: velo su donne che non vogliono mettere addosso un segno tutto politico e donne che rappresentano un mondo “velato”, “coperto”, ma il cui valore è di straordinaria importanza. 

Solo che qualcuno ne ha paura. Tanto quanto in Afghanistan o in Arabia Saudita. La Primavera Araba rende chiaro che il percorso di copertura è iniziato, tramite un velo che nulla ha a che vedere con la religione e il teologo Mustapha Rushed lo dice chiaramente: è un marchio a fuoco sulla testa delle donne, una falsa teoria universalistica. Ma da qui la riflessione non si ferma e si arriva alle parole di Papa Francesco, che ricorda come le donne abbiano un “ruolo primario” nella vita dei credenti, perché per prime videro il Cristo risorto. Ma da allora ad oggi, perché la donna ha perso quel ruolo primario che il Pontefice giustamente mette in rilievo? Perché una società così politicizzata e storicamente secolarizzata non riesce a dare alla donna il suo giusto peso? Il 29 aprile, al Piccolo Eliseo lo capiremo dalle parole degli attori di una piece straordinaria che in Italia deve divenire storia dello spettacolo e delle donne. Sta a noi difendere quella “dama”.