È entrata al Policlinico Umberto I di Roma per sottoporsi a una semplice risonanza magnetica e non è più tornata a casa. Rosaria Mancini, 53 anni, è morta lo scorso 11 aprile proprio a causa di un’allergia al liquido di contrasto iniettato prima dell’esame. Ora la Procura ha aperto un’inchiesta con l’accusa di omicidio colposo per capire se l’équipe medica ha utilizzato tutte le cautele possibili per evitare la tragedia. Sembrerebbe infatti che l’intolleranza della signora al liquido fosse conosciuta dal personale medico che aveva visitato diverse volte la donna prima della scorsa settimana. Bisognerà verificare se in quest’ultima occasione sono state adoperate le stesse procedure adottate nelle precedenti circostanze. Erano le 13 quando la donna entrava nella sala dove c’è la macchina per effettuare l’esame. Il marito Roberto, che l’aveva accompagnata, l’aveva salutata e si era messo a leggere una rivista. Dopo pochi istanti l’uomo si era allarmato vedendo arrivare alcuni infermieri con in mano un defibrillatore. Quando si è avvicinato per chiedere spiegazioni, gli è stato detto che non era successo niente, ma passano altri cinque minuti e dalla sala esce il ressponsabile dell’équipe sanitaria che gli ha confessato la morte della moglie. Ora toccherà al pm chiarire cosa è andato storto in quei dieci minuti.



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