Alitalia ha effettuato l’ultimo cambiamento al vertice. Il nuovo amministratore delegato Gabriele Del Torchio ha sostituito Andrea Ragnetti, che aveva lasciato la cloche della compagnia due mesi fa. L’ex Ceo di Ducati è stato nominato dal consiglio d’amministrazione tenutosi due giorni fa. La situazione del vettore di bandiera è molto delicata, visto che a fine mese il bilancio dovrebbe certificare una perdita di 280 milioni di euro nel 2012, che portano complessivamente dalla rinascita della “Fenice” a oltre 800 milioni di euro di rosso.



La nuova Alitalia sta tuttavia modificando la propria struttura di business nell’unico modo in cui ha delle possibilità per uscire da questa profonda crisi che sta colpendo l’Italia in generale e il vettore in particolare. La strategia iniziale del “Piano Fenice” era strutturalmente sbagliata, come ricordato più volte su queste pagine. Una concentrazione eccessiva sul corto-medio raggio, che era sempre più in concorrenza con le compagnie low cost, ha fatto sì che il vettore perdesse molti soldi e quote di mercato.



Competere con Ryanair o con Easyjet sui prezzi è praticamente impossibile, senza tenere conto che le dimensioni dei due principali vettori low cost è molto maggiore a quella di Alitalia, dato che la compagnia italiana ha trasportato meno della metà dei passeggeri di Easyjet e un terzo di quelli del vettore irlandese lo scorso anno. È la ragione per cui la creazione del brand Airone low cost si può considerare un grave errore. Non è un caso che si vocifera che sia proprio questa filiale che abbia fatto perdere diverse centinaia di milioni di euro negli ultimi anni.

Un bagno di sangue che sembra essere confermato informalmente da Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, che secondo i rumors vorrebbe disfarsi del vettore. La nuova Alitalia sta puntando invece sulla creazione di un modello di business hub and spoke, che significa portare traffico di feederaggio verso l’aeroporto di Roma Fiumicino e da li far ripartire i propri voli a lungo raggio. Per fare questo tuttavia è necessario effettuare grandi investimenti nella flotta a lungo raggio e puntare sulla maggiore marginalità di tale business.



Creare feederaggio su Fiumicino non era facile, anche perché bisognava competere con le altre grandi compagnie che hanno struttura simile ma su scali più importanti, quali Air France su Parigi Charles De Gaulle, Klm su Amsterdam, British Airways su Londra, Lufthansa su Francoforte e via dicendo.

È per questa ragione che la scelta del Governo uscente Monti di aumentare le tasse aeroportuali a Roma Fiumicino è stata una vera e propria entrata a gamba tesa nei confronti di Alitalia. L’incremento è pari a oltre 9 euro per passeggero, anche per quelli che transitano nello scalo. Vale a dire che colpisce la struttura di hub and spoke di Alitalia che stava risultando nell’ultimo periodo la parte migliore del business e di fatto rischia di essere un durissimo colpo per la compagnia.

L’impatto si stima essere di oltre 100 milioni di euro l’anno che non possono essere quasi minimamente essere trasferiti sul prezzo del biglietto dei passeggeri, dato che la competizione nel settore aereo è molto elevata.

Il nuovo amministratore delegato di Alitalia si trova dunque in una situazione molto delicata in uno degli anni più difficili a causa della crisi economica che sta attanagliando l’Italia.