Francesco dalla piazza raccoglie qualsiasi cosa. Bambini paffuti, imbottiti come panini di sciarpe, trapunte e cappellini, papaline bianche o avorio, missive e pacchi, corone e immaginette. E ieri anche due colombe refrattarie a spiccare il volo. C’è da dire che per un attimo guardando quelle immagini da circo improvvisato ho avuto paura che si ripetesse quello che accadde a me qualche anno fa accanto al colonnato del Bernini: la benedizione non gradita di un volatile con problemi intestinali. Per fortuna le colombe immacolate hanno rispettato l’altrettanto immacolata talare e si sono limitate ad arpionare il braccio del pontefice, mostrando di non avere nessuna voglia di lasciarlo. Un altro dei siparietti ad uso e consumo delle telecamere? Direi di no. Senza scomodare il francescano amore per ogni genere animale, o i fin troppo facili simbolismi legati al piumate in questione, l’episodio mostra la disponibilità papale ad abbracciare qualsiasi cosa gli venga donata. Una disponibilità a ricevere che dice molto della sua persona. Perché spesso quello che manca all’uomo moderno è la modalità ricezione. Troppo assuefatti a graffiare la vita, per cercare appigli sicuri nella scalata, quando ci viene mollata una corda non sappiamo afferrarla. E’ più o meno quello che ha detto Papa Francesco stamattina, affrontando nella catechesi del mercoledì il tema ostico dello Spirito Santo. A parte qualche movimento che ne ha fatto la propria consuetudine cristiana, sfido chiunque ad ammettere una confidenziale alleanza con lo Spirito. Troppo evanescente, una nuvoletta compatta ed eterea nell’immaginario catechetico infantile, un fascio di luce con colomba al centro, nella versione più sofisticata, luce pura per intellettuali più scafati. Sul Paraclito, Francesco, esprime il meglio della sua omiletica. Non c’è discorso, predica o allocuzione che non lo veda far capolino, sempre a proposito. C’è che il Papa ha intuito una distanza non solo cognitiva, ma anche affettiva dalla terza persona della Trinità. Dovevate vederlo ieri, quando nel bel mezzo della sua riflessione, ha alzato il capo dai fogli e ha interrogato la folla: “Vorrei fare una domanda a tutti: quanti di voi pregano ogni giorno lo Spirito Santo?” per poi darsi una risposta molto saggia, da bravo parroco di campagna che conosce i suoi polli: “Saranno pochi, pochiti” (ha aggiunto in italoargentino). Assolutamente vero. Noi abbiamo bisogno di quel corpo martoriato in Croce, delle ferite da accarezzare, della carne violata dalle spade e dai chiodi, o dello sguardo puro e tenero della Madre, abbiamo bisogno di volti da contemplare e amare, da implorare e supplicare, di una presenza fisica a cui aggrapparci per riconoscerci bisognosi e mendicanti di amore. 



E tutto questo è molto bello, anzi è la bellezza stessa del Cristianesimo. Ma quello che ancora ci sfugge e che non possiamo fare tutto da soli, che il nostro cuore per riconoscere il Miracolo dell’Incarnazione deve essere attivato da un dono che non ci diamo noi, ma che arriva come una corda lanciata nel bel mezzo di un’arrampicata complessa, in quel punto terribile dove non si va né avanti né indietro. Non so se ho capito bene, lo confesso, ma questo Spirito Santo, “grande sconosciuto”, è ciò che ci mette in modalità “on”, che guida non solo all’incontro con Gesù, all’incontro con tutta la Verità, ma addirittura dentro la Verità. “Se Dio non ci illumina interiormente -spiega il Papa- il nostro essere cristiani sarà superficiale. Mi piace questo pontefice concreto, ossessionato dalla Spirito Santo, ma capace anche di dare ricette facili, facili. Tipo: conosciamo di più Cristo e le verità della fede, leggiamo e meditiamo la Sacra Scrittura, studiamo il catechismo (suvvia chi ci ha mai pensato di sua iniziativa, “ecco stasera mi leggo qualche paginetta del catechismo”), accostiamoci con costanza ai Sacramenti. Lasciamo allo Spirito Santo campo libero. E poi il capolavoro finale. Non si può essere credenti ad orologeria. “Non si è “cristiani a tempo”, in alcuni momenti, in alcune circostanze, il alcune scelte. Si è cristiani in ogni momento” ha detto, aggiungendo “ Totalmente!!!”. Proprio così, con i tre punti esclamativi che prendevano corpo man mano che saliva il tono della voce, e che facevano diventare inversamente proporzionale poiccolissima la mia già limitata capacità di fede. Decisamente efficaci, tanto che stasera, ho deciso, mi leggo il capito terzo, articolo 8, del Catechismo della Chiesa Cattolica: “Credo nello Spirito Santo”.         

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