In Piazza del Popolo Beppe Grillo ha tenuto un comizio di un’ora e mezza per lanciare lo sprint finale al candidato sindaco Marcello De Vito. L’arena che per tradizione è della destra alle 20 era ancora semivuota, ma poi con il tempo si è quasi riempita. In apertura gli interventi di Roberta Lombardi e Vito Crimi. Se in febbraio Roma si era mobilitata per Grillo, come un segno premonitore della sua vittoria, complici le polemiche sulla diaria il Movimento 5 Stelle si trova nella situazione di dover consolidare il risultato raggiunto. Grillo accetta la sfida e lo fa proiettando il video sui sette collaboratori di Alemanno finiti agli arresti, mentre la folla commenta con insulti in romanesco. “Io esprimo la vostra rabbia, la contengo, e questa rabbia che ci unisce è una cosa buona, per cambiare non solo la politica ma il mondo, la civiltà”.



Quindi De Vito lancia il suo slogan, “abbiamo bisogno di due stadi, uno per la Lazio e uno per la Roma”. Il candidato del Movimento 5 Stelle è intervenuto in tutti i talk show cui fosse possibile andare, ha usato toni molto più diplomatici rispetto a quelli di Grillo cercando di interpretare l’immagine pragmatica di un movimento che aspira ad amministrare la Capitale d’Italia. Un partito di lotta e di governo, dato per sfavorito dai sondaggi, con Grillo che a differenza di quanto era avvenuto con le Regionali in Sicilia non si è fatto vedere per l’intera campagna elettorale. In piazza a sostenere Marcello De Vito ci sono no global che inneggiano a don Gallo, indignados e anti-casta. Grillo fa quindi dell’ironia sulla scarsa affluenza ai comizi di Pd e Pdl, buttando lì: “Meno male che c’era lo sciopero”.



Fatto sta che la folla di Piazza del Popolo è in tripudio, anche se il comico genovese sa bene che è presto per dire “è fatta”. Durante il comizio sottolinea che anche se l’M5S non dovesse vincere, otterrà comunque dei consiglieri comunali e aprirà il Campidoglio “come una scatola di tonno”. Quindi la previsione di un ritorno alle urne a ottobre, con una sfida all’ultimo sangue con Berlusconi come in Highlander, con la differenza che anziché eroi si sfideranno “il capocomico e il nano”.

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