Andato in scena anche l’ultimo confronto televisivo, gli aspiranti primi cittadini della capitale attendono il risultato delle urne. Domenica 26 maggio (dalle ore 8 alle 22) e lunedì 27 (dalle 7 alle 15), i cittadini romani sono chiamati a votare per eleggere il nuovo sindaco e la nuova giunta comunale che siederà in Campidoglio e nelle 19 circoscrizioni presenti sul territorio. In caso di ballottaggio, invece, si voterà domenica 9 giugno (dalle 8 alle 22) e lunedì 10 giugno (dalle 7 alle 15). A due giorni dal voto, il candidato sindaco Alfio Marchini, sostenuto da due liste civiche, si gioca l’ultima carta: “Se vinco io – ha detto – Marcello De Vito del Movimento Cinque Stelle sarà il mio vicesindaco”. Un corteggiamento ai 5 Stelle, però, che appare più quasi come una battuta: “De Vito vicesindaco tutta la vita – ha continuato Marchini – quelli di M5S almeno sono un popolo che ci crede e che non ha venduto l’anima”. Il candidato 5 Stelle comunque non si scompone e, pur ringraziando, respinge l’invito al mittente: “Non lo sapevo e non me l’aspettavo. Lo ringrazio personalmente ma per noi non è possibile. Andiamo avanti per la nostra strada, non facciamo accordi con nessuno, sicuri che i nostri voti aumenteranno”. A poche ore dall’apertura dei seggi, abbiamo fatto il punto della situazione con Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto demoscopico Tecnè.



Iniziamo da una considerazione generale: in base alle recenti rilevazioni, come stanno vivendo i cittadini romani le imminenti elezioni?

Quello che abbiamo registrato attraverso i recenti sondaggi, ma che si respira in generale a Roma, è un’attenzione molto bassa nei confronti di queste elezioni, almeno rispetto ad altre avvenute in passato. C’è una scarsa tensione emotiva, su cui credo abbia influito molto la crisi.



Sotto quale aspetto in particolare?

A Roma eravamo abituati a vedere le plance elettorali stracolme di manifesti già molte settimane prima del voto, mentre in questa occasione non c’è stata una particolare sovraesposizione dei candidati. Se da una parte questo fenomeno può essere considerato positivo, dall’altra evidenzia chiaramente quanto la crisi abbia inciso anche sulla comunicazione politica dei candidati, portando la temperatura elettorale a livelli piuttosto bassi.

Nelle ultime rilevazioni che Tecnè ha effettuato abbiamo visto Marino del Pd al 35%, seguito dal sindaco uscente Alemanno del Pdl al 32,8%, mentre Marcello De Vito del M5S era dato al 14,8% e Alfio Marchini all’11,3%. Cosa crede sia cambiato in questi ultimi giorni?



Ovviamente la settimana cruciale è quella prima del voto, in cui vengono sciolti anche gli ultimi nodi. Bisogna dire che la presenza di due candidati ugualmente forti, come De Vito e Marchini, in qualche modo toglie consensi ai due principali avversari, Alemanno e Marino. Senza dubbio è molto probabile che si finirà al ballottaggio, ma dopo il primo turno ci saranno due settimane in cui verranno determinati i nuovi equilibri politici. In molti si aspettavano per Marino una forza elettorale molto più cospicua rispetto a quella di Alemanno: così non è, quindi credo che i due candidati siano al momento in sostanziale parità.

Nonostante le mille polemiche riguardo il suo operato nella capitale, Alemanno resta comunque ampiamente in corsa. Quali sono state le mosse vincenti del sindaco uscente?

Alemanno è un candidato molto competitivo che in parte può contare sul fatto di essere già stato sindaco e quindi di una notorietà che, nonostante le critiche, può comunque aiutare. Quello che però ha dimostrato, soprattutto nelle ultime settimane, è stata una notevole capacità di recupero rispetto al dato di partenza della competizione. Alemanno può quindi giocarsi le sue chance alla pari di Marino e degli altri candidati.

Possiamo immaginare qualche sorpresa dell’ultimo secondo?

L’unico candidato che potrebbe riservare qualche sorpresa è sicuramente Marchini. Fino a pochi giorni fa si attestava poco oltre il 10% ma potrebbe ancora salire, anche perché negli ultimi giorni credo che la sua campagna abbia trovato una certa diffusione. Il consenso nei suoi confronti è salito piano piano, nonostante abbia avuto un inizio scoppiettante, tanto che Marchini è decisamente più candidato adesso che durante la fase di avvio della campagna. Resta però il fatto che la vera sorpresa, se i dati si manterranno sui livelli prima citati, è proprio rappresentata da Alemanno, che fino a qualche mese fa veniva messo in discussione dalla sua stessa area politica.

 

Come abbiamo visto anche con le regionali, il Movimento 5 Stelle, pur ottenendo comunque buoni risultati, fatica ancora a trovare un ampio consenso nella capitale. Come mai?

Il Movimento 5 Stelle è molto verticale e ha un riferimento centrale che è rappresentato da Beppe Grillo. Anche laddove ci sono buoni candidati, però, nelle elezioni comunali il meccanismo di definizione del consenso elettorale è decisamente diverso, visto che vengono trattati principalmente temi meno nazionali e più locali. Probabilmente la presenza di candidati più radicati sul territorio e anche di una certa tradizione nel voto penalizzano molto il candidato 5 Stelle. Questo lo abbiamo visto anche in molte altre regioni, non solo nel Lazio. Grillo è capace di catalizzare un movimento di opinione che si esprime a livello nazionale prevalentemente intorno alla sua figura, ma quando si ritrova sul piano locale ottiene buoni risultati ma non così forti da determinare in maniera sostanziale l’esito elettorale.

 

Marchini ha detto di recente che, se dovesse vincere, nominerebbe vicesindaco il candidato M5S. Cosa comporterebbe questa proposta, se fosse vera?

Se fosse confermata sarebbe certamente una proposta molto forte e forse non così positiva per Marchini, visto che il suo elettorato vuole senza dubbio un cambiamento, ma comunque inserito in un contesto di stabilità. Probabilmente una dichiarazione del genere mal si coniuga con ciò che i suoi elettori vorrebbero, quindi potrebbe riservare risvolti negativi al momento del voto.

 

In caso di ballottaggio tra Marino e Alemanno, su quali altri voti potrebbero contare i due candidati?

Nel ballottaggio conta ovviamente chi ha il “paracadute” più grande, ma il primo obiettivo di ogni candidato è quello di conservare i voti ottenuti al primo turno, visto che spesso questo non accade. Dopo averlo fatto, i candidati potranno quindi affacciarsi verso l’elettorato di Marchini e quello 5 Stelle. Vorrei ricordare che l’elettorato di Grillo è composto da una base prevalentemente composta da delusi del centrodestra, coalizione che l’anno scorso ha dovuto affrontare una fortissima crisi politica. D’altra parte, però, non è detto che l’elettorato di Marchini confluisca verso Alemanno, anche se per molti questo sembra ormai certo in caso di ballottaggio. Personalmente direi che al momento la partita è molto aperta e che, a fronte della crisi che sta vivendo attualmente il centrosinistra, dato inizialmente per favorito a Roma, Alemanno e Marchini si trovano in sostanziale parità.

 

(Claudio Perlini)