Il vero passaggio di consegne, quello di contenuto politico, tra il Presidente del Consiglio Enrico Letta e il suo predecessore Mario Monti è avvenuto ieri al Cnel, in occasione della presentazione del Rapporto Ocse 2013 sull’economia italiana. Testimoni d’eccezione, tra gli altri, il Segretario Generale dell’Ocse Angel Gurrìa, il Presidente del Cnel Antonio Marzano e i rappresentanti delle parti sociali, i “saggi” Giovanni Pitruzzella (Presidente dell’Agcm) ed Enrico Giovannini, neo Ministro del lavoro e delle politiche sociali.



Giovannini, alla prima uscita pubblica in veste di Ministro del Governo Letta, non ha nascosto la propria emozione, senza però rinunciare alla chiarezza e alla determinazione che lo contraddistinguono: “sarò tanto Ministro del lavoro quanto delle politiche sociali” ha detto, sottolineando dunque che i due temi sono di uguale peso per il nostro Paese.



Non ha mancato poi di esternare la propria definizione del valore del lavoro: “il lavoro vale molto più del reddito che lo compensa e attraverso il lavoro passa la dignità della persona”. Una visione questa che potremmo definire persona – centrica, cioè focalizzata sul contributo di ogni singolo lavoratore allo sviluppo e sul riconoscimento della dignità delle persone attraverso l’attività lavorativa. “Dobbiamo riuscire a mettere in campo strategie e iniziative efficaci. Ma se pensiamo che sia la politica a risolvere questo problema, ci siamo dimenticati che alla fine la crescita la fanno imprese e lavoratori”. Un riferimento che richiama l’attenzione di tutti su uno stringente realismo.



Sulla medesima linea l’intervento del Presidente del Consiglio Enrico Letta che, di ritorno dal breve ed intenso viaggio in alcune capitali europee, ha anzitutto reso omaggio al Sen. Monti, presente in sala, ringraziandolo per il lavoro realizzato sin qui in veste di Presidente del Consiglio.

Il Presidente Letta ha richiamato poi l’attenzione di tutti, ricordando che il governo è impegnato in una “corsa contro il tempo”. “Di tempo ne abbiamo perso parecchio e gli altri non aspettano. Ci sono scelte complesse, dobbiamo farle con determinazione, anche perché a livello internazionale ci sono appuntamenti cui dobbiamo arrivare in modo significativo”.

Il ruolo dell’Italia in Europa lo svolgeremo fino in fondo, ma partendo da un concetto fondamentale: non c’é tempo nemmeno in Europa, bisogna far sì che dai vertici europei arrivino segnali concreti di lotta al disagio sociale”. Per affrontare il problema della disoccupazione giovanile, la “priorità” del governo, ha continuato il Presidente del Consiglio,“in un mondo globale come il nostro, nessuno deve inventare la ruota. Si possono trovare buone pratiche, adattarle al caso italiano e aspettare che diano risultati positivi”, “è importante dirlo qui al Cnel, dove ci sono soggetti nella trincea del lavoro, dell’impresa, della rappresentanza sindacale: serve un lavoro congiunto, e un luogo come questo rappresenta un luogo anche fisico per questo confronto”.

L’attenzione del capo del nuovo Esecutivo rispetto alla società civile è certamente un elemento forte, che già nel discorso di insediamento, lo scorso 29 aprile alla Camera, era stato palesato quando l’On. Letta chiese di “rendere omaggio alle donne e agli uomini che ogni giorno consentono al nostro Paese di godere di questa solidarietà e che mantengono unito il nostro tessuto sociale: i servitori dello Stato – quelli che rischiano la vita per proteggere le istituzioni, quelli che lavorano nella sanità per salvare delle vite, quelli che aiutano i nostri figli a crescere – ma anche gli operatori del volontariato, della cooperazione, del terzo settore e della galassia del 5 per 1000”.

Ad ascoltare il Presidente del Consiglio e il Ministro del Lavoro vengono in mente, da applicare alle guerre interne della nostra politica, le parole che sessant’anni fa, la sera di giovedì 24 agosto 1939, Pio XII, presagendo lo scoppio imminente della guerra, disse: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo”. E anche ai giorni nostri, in politica, “è fondamentale ritrovare unità e superare le differenze” perché, come ci ricordava qualche anno fa l’allora cardinal Ratzinger, “non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”.