Dodici punti di distacco, pari a 150mila voti di differenza. E’ il divario che il sindaco uscente di Roma, Gianni Alemanno, deve colmare per acciuffare la riconferma e battere lo sfidante Ignazio Marino. Per prevalere nel ballottaggio di domenica e lunedì, Alemanno deve convincere i 149.700 elettori del M5S e i 114mila dell’indipendente Alfio Marchini, ma soprattutto quanti si sono astenuti, pari a 1 milione e 100mila persone. Ilsussidiario.net ha intervistato il sondaggista Arnaldo Ferrari Nasi.
Secondo lei Alemanno ce la farà a risalire la china?
Rispetto alle elezioni nazionali, il Pdl a Roma ha perso una quantità molto elevata di consensi, che sono andati al Movimento 5 Stelle oppure all’astensionismo. Il recupero di Alemanno è stato soltanto parziale. Per riconquistare i 12 punti che lo separano da Marino bisognerebbe che i delusi del Pdl fosse stato attratto da un altro candidato indipendente, il quale avrebbe poi dovuto essere convincente nel portare i suoi voti su Alemanno. Si tratta di un’operazione molto difficile, che non riesce sempre.
Da quali fattori dipenderà l’esito finale del ballottaggio?
Una cosa che ci deve fare pensare e che ci può dare la risposta su come andrà a finire, è il fatto che Berlusconi non è sceso in campo. Se nei quindici giorni tra il primo turno e il ballottaggio, il Cavaliere avesse tenuto tre comizi a sostegno di Alemanno, chiamando a raccolta i suoi sostenitori, una rimonta sarebbe diventata un obiettivo raggiungibile. Al contrario non lo ha fatto, e questo è un punto non da poco a favore di Marino.
Per quali motivi Berlusconi non è sceso in campo?
Il Cavaliere teme di esporsi in quella che si preannuncia come una sconfitta e ritiene che Alemanno non abbia le potenzialità per accogliere i suoi sforzi. Al contrario, in occasione delle elezioni regionali del 2010, Berlusconi si spese fino all’ultimo a sostegno della Polverini. Riuscì a portarla alla vittoria, nonostante nella provincia di Roma per un problema di firme non fosse stata accettata la lista del Pdl.
Quindi era una situazione di oggettivo svantaggio, simile a quella in cui si trova oggi Alemanno?
Esattamente, ma il centrodestra riuscì a recuperare. Fu il primo smacco a Gianfranco Fini, che con la scusa di essere presidente della Camera non mosse un dito per aiutare la Polverini che pure era vicina ad Alleanza Nazionale. Rispetto alla Polverini, Alemanno è meno forte e più marcato politicamente, e quindi Berlusconi non ha ritenuto di doversi spendere così tanto.
Secondo lei il confronto in diretta tv di ieri sera tra Alemanno e Marino sposterà molti voti?
Di certo non sposterà il 12% dei consensi che mancano ad Alemanno per riagguantare Marino. In primo luogo non si può affermare che il singolo confronto tv faccia recuperare un determinato numero di punti. La rimonta è sempre frutto di tutti e 15 i giorni della campagna elettorale per il ballottaggio. A risultare determinanti sono quindi anche la cartellonistica, le apparizioni tv, i comizi più classici, l’azione capillare dei candidati di lista. Certo, il confronto tv è un momento importante.
Secondo lei chi ha votato per Alfio Marchini al primo turno, per chi voterà al secondo?
La maggior parte di questo 9,5% dei consensi andranno a Marino. Qualcuno sceglierà comunque Alemanno, il quale però non è un candidato giudicato come soddisfacente da parte di tutto il centrodestra naturale, che a sua volta è solo in parte rappresentato dal Popolo della Libertà.
A che cosa si riferisce quando parla di “centrodestra naturale”?
A quello dell’ex Casa delle Libertà, formata dalle quattro anime: cattolica, liberista, nazionale e identitaria/territoriale, cui corrispondevano Udc, Forza Italia, An e Lega Nord. Oggi questa realtà non c’è più. Nonostante ciò alle ultime elezioni politiche Berlusconi ha fatto il miracolo, ma Alemanno è ben lontano dal ripeterlo.
(Pietro Vernizzi)