“Più che a rischio di impatto ambientale, il caso della discarica di Malagrotta rappresenta una pessima gestione globale del rifiuto”: a commentare così Giuseppe Minnini, dell’Istituto di ricerca delle acque del Cnr, contattato da ilsussidiario.net. Il caso ha fatto scalpore: sette persone arrestate dai carabinieri del Noe nell’ambito dell’indagine sulla gestione dei rifiuti del Lazio, tra cui Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta, che si trova ai domiciliari. Ma accuse pendono anche sull’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo, diversi imprenditori e funzionari pubblici. Si parla di tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata e mai trattati, finiti a Malagrotta, così come di conteggio di cubature di spazzatura non corrette, con l’inclusione ad esempio del Cdr, il combustibile da rifiuti.



Che danno ambientale può comportare portare in una discarica rifiuti destinati alla differenziata mai trattati?

Spieghiamo bene il processo della differenziata. I rifiuti raccolti in maniera differenziata sono materiali raccolti in questo modo per destinarli al recupero. Devono cioè essere destinati a impianti di recupero, tenendo conto che gestire i rifiuti in maniera differenziata comporta un costo aggiuntivo. 



Ad esempio?

La carta deve andare al suo consorzio specifico, e così il vetro e l’alluminio, ciascuno in un consorzio; ogni frazione dovrebbe essere conferita ai consorzi di filiera del Conai che provvede al recupero.

In questo modo cosa si ottiene?

Si producono materie prime e secondarie. Oggi si chiamano prodotti: il rifiuto diventa cioè un prodotto che può essere commercializzato senza alcun altro vincolo rispetto a tutte le procedure amministrative che esistono nel caso di intermediazione dei rifiuti (perché anche i rifiuti possono essere oggetto di intermediazione economica). Tutto questo transito deve essere accompagnato da un formulario e tutti i gestori e produttori devono dichiarare scarico e carico.



Insomma ci deve essere un ben preciso controllo di gestione economica.

Esattamente. Quando poi il rifiuto cessa di essere rifiuto è un prodotto che non ha più bisogno di essere seguito perché non è più potenziale rischio per la salute e e per l’ambiente.

Ma se non si gestiscono appunto in questa maniera differenziata, ma li si mettono tutti insieme nella discarica, che danno si ottiene?

Se non si gestiscono così, ma tutti insieme, non si dovrebbe avere nessun effetto specifico dal punto di vista ambientale, ma si ha una pessima gestione del rifiuto in quanto la società che gestisce i rifiuti e li raccoglie viene pagata dal comune. In tal caso non si ha una corrispondenza di beneficio ambientale reale relativo al riciclaggio.

Un danno economico per le amministrazioni e il cittadino, questo è chiaro. Ma dal punto di vista ambientale? 

Qualsiasi tipo di rifiuto deve essere trattato, non lo si fa solo per particolari tipologie, come i calcinacci. Ma tutti i rifiuti devono essere trattati. Se io mischio vetro, carta, plastica, metalli e alluminio non porto a un impatto ambientale significativo, ma sottraggo i materiali al recupero, faccio un danno economico.

 

Dunque faccio un danno economico alla collettività e risparmio dei soldi per non aver fatto il trattamento differenziato.

C’è un problema invece ambientale se io porto in discarica anche il rifiuto organico, perché la biodegradazione, la produzione di biogas e altro ancora sono i fattori di pressione ambientale più rilevanti per una discarica.

 

Quindi da tutto questo lei che idea si è fatta della gestione della discarica di Malagrotta?

Se tutto questo fosse confermato ci sarebbe stata una cattiva gestione di rifiuti. Attenzione che a Roma la raccolta differenziata è una raccolta sui generis, molto poco differenziata.

 

Cioè? 

Noi gettiamo in un cassonetto blu la frazione secca, e cioè l’insieme di vetro, metalli e plastica. In un cassonetto bianco la carta, e tutto quello che è altro lo conferiamo nel cassonetto del rifiuto indifferenziato. Esistono certamente impianti a Roma per la differenziata gestiti dalla società di raccolta di rifiuti dove si fa una selezione e le tre frazioni vengono sperate. Se io prendo queste tre frazioni e le metto in discarica tutte insieme determino un impatto ambientale perché non sono biodegradabili, e sottraggo questo volume a una possibilità di riutilizzazione.

 

In conclusione?

Il problema sta nel fatto che chiudere il ciclo dei rifiuti non è sempre facile, non è semplice che ci sia una destinazione sicura per tutte le frazioni. Se è vero che anche il Cdr (il combustibile da rifiuti) è stato calcolato nel conteggio delle cubature di spazzatura, questo ci dà l’idea di una cattiva gestione globale del ciclo dei rifiuti in quanto non si hanno destinazioni sicure per ciascuna frazione.