Parlando ieri a Roma alla stampa dopo il suo incontro con Papa Francesco, il presidente francese François Hollande ha sorprendentemente annunciato di aver chiesto al Pontefice che il Vaticano possa ricevere la visita di una delegazione della coalizione democratica siriana, ovvero di quella parte degli insorti contro Assad che sono sostenuti dall’Occidente. E dopo aver ricordato che la Santa Sede partecipa alla conferenza Ginevra 2, ha aggiunto di auspicare che essa contribuisca ad orientare tale conferenza verso una soluzione dalla crisi siriana nel segno della “transizione” (ossia dell’uscita di scena di Assad).



Nel comunicato diffuso sull’incontro la Sala stampa vaticana non è invece entrata nei dettagli, limitandosi a riferire su quali argomenti il Papa e Hollande si sono soffermati. Il video delle dichiarazioni di Hollande è sul sito della presidenza della Repubblica francese, mentre il comunicato della Sala stampa vaticana è sul sito della Santa Sede, dico per chiunque voglia farsene direttamente un’idea.   



Mentre insomma a Ginevra, come purtroppo era prevedibile, la Conferenza internazionale sulla crisi in Siria rischia immediatamente di fallire, Hollande non esita a cercare di forzare la mano a Papa Francesco rendendo pubblico un appello che è di un’unilateralità sconcertante. Come ha recentemente dimostrato nel caso di una sua vicenda personale ormai però divenuta di notorietà planetaria, Hollande è capace di dire senza batter ciglio qualunque cosa in qualsiasi situazione. Ascoltandolo c’è talvolta di che esserne paradossalmente ammirati. Uno si domanda: “Ma come fa?”. E la domanda non può che rimanere senza risposta.



Venendo al caso della Siria senza dubbio il presidente francese aveva scelto l’interlocutore giusto, tanto più considerando il ruolo importante, anzi molto probabilmente decisivo, che il Papa ha avuto nel blocco all’ultimo momento di un attacco aereo americano che avrebbe avuto di certo conseguenze catastrofiche. Come si fa, però, nel momento stesso in cui si chiede una mediazione di tale qualità e di tale livello, a pretendere di fissarne ciò che in gergo diplomatico si chiama l’“agenda”? È una gaffe degna di un dilettante, e tanto più grave considerando che, in quanto ad abilità politica, di tutto può essere accusato Hollande meno che di essere un dilettante. Se lo fosse stato non sarebbe giunto a una carica così più grande di lui.

Il Papa, “unico tra i grandi della terra che non ha armi da vendere e petrolio da comprare”, gode perciò nel Vicino e Medio Oriente di un grandissimo prestigio. E in modo del tutto particolare ne gode questo Papa per  il motivo più sopra ricordato.

Tra l’altro la Santa Sede è poi sempre riuscita a tenere aperto, sia con flessibilità che con fermezza, un certo dialogo con l’Iran khomeinista. Il suo costante e autentico impegno per la pace nel Levante è ben noto essendo ad essa strettamente legata la causa della libertà dei cristiani nell’area, e quindi di tutti.

Ad ogni modo, di positivo c’è che Hollande ha chiesto esplicitamente l’attenzione della Santa Sede al problema. Nel prossimo futuro si vedrà se anche altre importanti parti in causa, a partire dagli Usa e dalla Russia, sono sulla medesima lunghezza d’onda. Se ciò fosse, la Santa Sede potrebbe fare molto per la pace in Siria.

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