Una commissione del comune di Roma, presieduta da un esponente del Movimento cinque stelle , ha calcolato quanto il comune stesso spende per i grandi eventi della Chiesa romana. Quanto cioè costerebbero alla Capitale le iniziative del Vaticano che viene sempre considerato in casi come questi uno Stato straniero e non Italia. Sarebbero 440 milioni di euro quelli spesi, “costi a carico del comune per beni e servizi offerti al Vaticano divisi fra esenzioni Imu (Ici, Tares, Tarsi), servizi appaltati in convenzione ad organizzazioni cattoliche, cambi di destinazione d’uso, contributi per l’edilizia di culto (oneri di urbanizzazione secondaria)” e spese straordinarie per eventi cattolici, si legge nel documento. Ad esempio le due recenti cerimonie di santificazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII: 10mila agenti e 18 maxi schermi a carico del comune. Non solo la Chiesa: il comune di Roma chiama in causa anche la Fao, dicendo che per via di un accordo, paga un dollaro all’anno di camere e non paga gli interventi straordinari e strutturali, questi a carico dello stato. Naturalmente in questo computo non si tiene minimamente conto dell’indotto economico che arriva alle casse del comune e dei residenti specie chi ha ristoranti, bar e alberghi portato dai milioni di fedeli che giungono a Rona tutti gli anni, 800mila solo per la cerimonia di proclamazione a santi dei due papi. Forse varrebbe la pena fare una stima anche di questo e poi magari fare la sottrazione tra le spese e i ricavi per vedere chi ci guadagna di più. 



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