Aveva paura di perdere il posto di lavoro, una paura che lo ha spinto al suicidio: Ivan de Vitis, 42 anni, si è sparato un colpo alla testa, domenica mattina alle sei nel bagno della metro A Barberini, a Roma. A scoprire l’accaduto, un’operatrice Atac che ha visto il sangue scorrere dalla porta dei bagni privati dei vigilantes. Il suo gesto spiegato attraverso due lettere: una indirizzata al fratello, l’altra è stata trovata nella sua tasca. Sul posto sono intervenuti gli agenti del commissariato Castro Pretorio e i vigili del fuoco che hanno sfondato la porta. Ivan faceva la guardia giurata e lavorava per la Città di Roma Metronotte cooperativa. L’azienda era stata coinvolta in un’inchiesta della Dia che aveva comunicato alla Prefettura l’interdizione antimafia. Da qui a ottobre la sospensione della licenza, ma con un ricorso al Tar del Lazio era stato revocato il provvedimento, poi il 26 novembre il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi presentati dall’Avvocatura di Stato contro l’annullamento della revoca della licenza. Le indagini vedono coinvolto Fabrizio Montali che è stato condannato per usura nel 2013 a 18 mesi di reclusione. È stato imputato anche Enrico Nicoletti, accusato di essere l’ex tesoriere della Banda della Magliana. Quindi a febbraio le perquisizioni della Guardia di Finanza nella sede amministrativa dell’azienda e adesso la Procura sta indagando su una ipotetica evasione dell’iva di 6 milioni di euro tra il 2010 e il 2011 e su presunti debiti per diversi milioni di euro. L’azienda conta 700 dipendenti, appalti con la Rai, Banca Italia, ministeri, Asl e ospedali. Tuttavia, dopo l’interdizione antimafia, molti enti non hanno rinnovato i contratti. La conseguenza è stata la paura dei vigilantes di perdere il lavoro e tra questi c’era anche Ivan, che si è ucciso. (Serena Marotta)