Il rischio della bancarotta torna a fare capolino al Municipio di Roma dopo che il governo ha ritirato il decreto Salva Roma per l’ostruzionismo di Lega e M5S. In arrivo ci sarebbe un provvedimento più leggero che eviterebbe la decadenza delle norme che hanno consentito al Comune di chiudere il bilancio 2013. In caso contrario, la mancanza di coperture finanziarie aprirebbe la strada al commissariamento e alla decadenza del sindaco Marino, il cui posto verrebbe preso da un Commissario al bilancio. Eventualità che per il centro sinistra rappresenterebbe una grave sconfitta dal momento che comporterebbe la perdita di una posizione chiave. La storia del decreto Salva Roma è parecchio travagliata. Presentato e ritirato una prima volta, il provvedimento è stato riproposto e revocato per la seconda volta in pochi mesi. A Mario Adinolfi, giornalista, blogger ed ex deputato del Pd, abbiamo chiesto quali potrebbero essere le implicazioni politiche della mancata approvazione di un provvedimento del genere  



Si arriverà al commissariamento?
No, non credo. C’è comunque l’intenzione del centro sinistra di intervenire in materia utilizzando un altro provvedimento. Quindi non credo che il passaggio successivo sarà il commissariamento della città. Chiaro che il sindaco in queste ore è molto agitato, è evidente che siamo in un contesto problematico. 



Come si è arrivati a questo punto?
Roma non da oggi vive questa condizione di estrema difficoltà, che è figlia delle proprie responsabilità, questo lo voglio dire. E’ figlia di errori colossali che sono stati fatti dalle classi dirigenti di destra e di sinistra. Figlia di una politica particolarmente sconsiderata nella gestione delle municipalizzate   

Non c’è il rischio che trascorso un po’ di tempo si torni di nuovo in una situazione di dissesto?  
Il decreto, a mio avviso, era necessario. Ma rappresenta anche una grande occasione per fare chiarezza. Bisogna capire e responsabilizzare. Capire cosa si vuole fare davvero con Roma e responsabilizzare serenamente le classi politiche della Capitale. C’è da dire un’altra cosa 



Prego
Ovviamente le difficoltà sul Salva Roma derivano anche dall’azione dei Cinque Stelle che evidentemente portano a casa una vittoria con il ritiro del decreto. Anche questo fatto, dal punto di vista delle logiche parlamentari è una novità non da poco: per una volta il protagonismo del movimento grillino porta a casa un risultato concreto 

Altre strade non ce ne sono?
Il ministro Boschi ha ben precisato che ci saranno degli interventi, attraverso nuovi provvedimenti. Per capirci, non credo che la partita sia chiusa qui 

Per la Capitale sarebbe un colpo durissimo

Dal punto di vista della cultura politica della Capitale è di grandissima importanza che la lezione venga recepita. A me non piaceva l’idea che ogni X anni ci fosse l’intervento straordinario del Salva Roma. Roma deve imparare a camminare sulle sue gambe e deve cogliere anche questa occasione per fare chiarezza ed evidenziare i propri limiti. 

Quali sono questi limiti?
Si chiamano Atac, ad esempio, dove purtroppo negli ultimi tre anni si sono registrate in media perdite di 200 milioni all’anno, che è una cosa oggettivamente inaccettabile  

Cosa si può fare per risolvere i problemi dell’Atac? 
Ricordo a questo proposito che Renzi è il sindaco che a Firenze privatizza l’Ataf (l’azienda municipale del trasporto locale, ndr). Quindi per certi versi c’è anche un modello politico interessante che può essere recepito dal sindaco Marino. Anche per la sinistra tradizionale, alla quale come è noto io non appartengo, – credo di essere molto più vicino alla logica renziana – anche per la sinistra capitolina dicevo c’è una lezione importante che può valere molto. E che dovrà essere recepita immediatamente.