E’ scontro tra Ignazio Marino e Palazzo Chigi. Dopo il ritiro del decreto Salva Roma, la capitale rischia il default e il primo cittadino minaccia di “bloccare” la città da domenica prossima. L’intero trasporto pubblico potrebbe quindi fermarsi nei prossimi giorni non a causa dell’ennesimo sciopero, ma perché le casse del Campidoglio sono vuote. “Se io non so quali sono i soldi di cui dispongo perché le leggi nazionali non me lo dicono io non posso spendere – ha detto Marino – E questo significa che dal 1° marzo, cioè tra qualche giorno dovrò togliere il 90% a tutti i contratti per le società che dipendono dal Comune”. Quindi, ha spiegato ancora il sindaco, niente più autobus, niente più raccolta dei rifiuti urbani, tutti i musei chiusi e risorse assenti “per l’illuminazione pubblica e per riscaldare gli uffici pubblici”. E questo “è un effetto devastante sulla città. Io devo difenderla, devo difendere le romane e i romani”. Insomma, senza una soluzione in tempi rapidi la città rischia di finire nel caos tra pochissimo. Ma non è finita qui: “Significa che non avrò più i soldi per il trasporto scolastico dei bambini – ha aggiunto Marino – che dovrò azzerare la manutenzione delle strade e delle scuole, che non potrò neanche dare copertura alle somme urgenze se ci fosse un nuovo evento naturale come le precipitazioni atmosferiche dell’alluvione lampo di qualche settimana fa. Non potrò più pagare gli straordinari e dovrò tagliare di almeno il 40% i contratti di tutto il personale che dipende dal comune di Roma e parliamo di persone che guadagnano 1200 euro al mese. Io fino ad oggi ho difeso con i denti e con le unghie i loro salari. Vogliamo ridurre in povertà la Capitale d’Italia?”. Marino ha quindi lanciato una proposta che è più una provocazione: “Facciamo una legge per cui il ruolo di capitale per le manifestazioni è Varese. Quando arrivano i black bloc, manifestazioni particolarmente difficili da gestire come quelle dei No Tav o manifestazioni e scioperi importantissimi di lavoratori disperati, come quelli rappresentati dalla grandi sigle sindacali, le mandiamo tutte lì”. In questo modo “Roma si scarica i costi della sicurezza, della pulizia, della gestione delle strade, li lascia a Varese. Però con la clausola che quei costi li sopportino i cittadini di Varese con le loro tasse. Perché in questo momento li sopportano i cittadini di Roma con le loro tasse”.