Mi piace nuotare. Sono di quelle che non si fermano mai. Avanti indietro, una vasca dopo l’altra. Per liberare i muscoli e bruciare calorie. L’acqua è riposante, leviga la pelle e nella fatica delle bracciate accoglie il dolore quotidiano. Mentre nuoto, da pupazzetto caricato a molla, recito il rosario. Un’Ave Maria a vasca. Non proprio un tempo da Pellegrini ma aiuta il ritmo e armonizza l’anima al corpo in movimento. Conosco gente che prega in metro e mentre passeggia per far fare i bisognini al cane. Mentre aspetta l’appuntamento con il capo o nella sala d’attesa di un medico. Mentre è in fila alla posta o al supermercato. C’è chi si è dotato di incredibili rosari elettronici, chi ha scaricato App futuriste sullo smartphone o chi, come la mia amica Costanza Miriano, si dota di magnifici e coloratissimi rosari-bracciali, belli ma soprattutto utili. Tu lo senti girare sul polso, graffiare il cappotto o ancorarsi alla maglia e ti ricordi di essere un mendicante, dipendente in ogni respiro, bisognoso di chiedere e chiedere ancora. Così non mi ha sorpreso che ieri, Papa Francesco, abbia ricordato che si può pregare in autobus, per la strada, nel silenzio col cuore, approfittando di ogni momento libero.
“Mai dimenticare la preghiera. Mai!”, ha ammonito durante l’udienza generale, mentre cercava di spiegare un altro dono dello Spirito Santo, il consiglio, vale a dire la possibilità di contare, nei momenti più delicati della nostra vita su un surplus di saggezza, magari elargita a dosi massicce da persone che ci vogliono bene. Credo che molti di voi, come me, siano insofferenti a chi si arroga il compito di dirti come e perché ti devi rapportare a una data situazione (quasi sempre catastrofica). Non stiamo parlando di questo. Non sono i petulanti risolutori dei guai altrui che entrano in gioco con lo Spirito Santo. In genere la categoria testé citata è spurgata dall’inizio. Qui si tratta di individuare persone illuminate da Dio stesso, quelle che si rendono sensibili alla voce di Dio, orientano pensieri, sentimenti e intenzioni secondo il cuore di Dio.
Avercele, direte voi. Secondo il Papa non si deve andare a cercare troppo lontano. Ha raccontato un fatterello rivelatore. Da prete (suppongo, non l’ha specificato), era nel santuario di Lujàn, impegnato a confessare, e si è imbattuto in un “ragazzotto tutto moderno”, definizione bergogliana per un tipo coatto, a metà tra J-ax e Dr. Dre, che aveva un problema grosso. Era finito in chiesa su consiglio della mamma, a cui evidentemente voleva un gran bene, che gli aveva detto di rivolgersi alla Madonna. Una donna umile, ha spiegato il Papa, semplice, che aveva dato al figlio il miglior consiglio del mondo, proprio perché provvista del dono del consiglio. Tanto brava che il futuro pontefice non ha dovuto fare un bel niente se non fare i complimenti alla genialità della signora.
Se da questa narrazione vogliamo estrapolare regole certe possiamo sintetizzare: 1. facciamoci consigliare da chi ci vuole veramente bene; 2. ad entrare in chiesa non si fa mai male; 3. la mamma ha sempre ragione (proprio perché ci vuol bene). Il dono di consigliare è un regalo di Dio. È il modo con cui lo Spirito Santo “rende capace la nostra coscienza di fare una scelta concreta in comunione con Dio”.
Per questo – ha spiegato il Papa – è così importante pregare, per chiedere al Signore cosa fare in una determinata situazione. Nell’intimità con Dio, “mettiamo da parte la nostra logica personale, dettata più delle vostre dalle nostre chiusure, dai nostri pregiudizi e dalle nostre ambizioni” e impariamo a chiedere con lo sguardo in su: “Qual è il tuo desiderio?”. Insomma prendiamo il ritmo della vita con Dio. Ci mettiamo in sintonia. Acquistiamo il passo di un andamento a coppia: come se le bracciate in vasca fossero in perfetta sintonia con quello della corsia affianco (a me non succede mai, scatta la competizione su chi arriva prima al bordo). Tutto questo se si dà spazio allo Spirito. E fare spazio vuol dire pregare. Anche in silenzio, nel cuore. Come rivendica mio nipote, 5 anni, quando il babbo gli chiede perché dopo il segno della croce non recita a voce alta il Gloria con il resto della famiglia. Anche lui si allena, per la gioia della zia.