Dal sabotaggio sull’ossigeno alla carenza igienica: è allarme disagi al San Camillo di Roma. Lunedì pomeriggio, è questa un’ipotesi su cui gli investigatori stanno lavorando, qualcuno avrebbe volutamente danneggiato l’impianto di distribuzione dell’ossigeno indispensabile per i pazienti in cura. Sul caso adesso indagano la procura e i carabinieri. Per fortuna l’incidente non ha recato danni ai dieci pazienti ricoverati in rianimazione, perché sono scattate le procedure d’emergenza. Ma c’è una lunga lista di disservizi al San Camillo. A cominciare dagli ascensori rotti, alla carenza di personale e alla carenza di manutenzione, la mancanza di vigilanza interna, i rifiuti che stazionano nei corridoi, cantieri aperti per lavori mai finiti e reparti troppo distanti che mettono a rischio i pazienti.  “La lista è davvero lunga”, racconta a La Repubblica il rappresentante del sindacato infermieristico, Nursind, Marco Lelli. “Ma il problema maggiore  –  spiega Lelli  –  riguarda la sicurezza e la vita dei pazienti stessi, esposti a rischi enormi a causa della distanza tra camere operatorie, emodinamica, unità coronarica e terapia intensiva. E il caso della cardiochirurgia è il più lampante”. I pazienti vengono trasportati “nell’ascensore aperto a tutti  –  spiegano al San Camillo  –  perché quello adibito al trasporto pazienti, che di norma viene sterilizzato e dove entrano i macchinari necessari al trasporto, è rotto da tempo”. Un pericolo, si tratta infatti di un vero trasporto a ostacoli, tra la gente in visita, carrelli delle pulizie e persone che aspettano di essere visitate lungo i corridoi. I medici puntano il dito contro la Regione: “Da quando la cardiologia del San Filippo Neri ha cessato la sua attività, il San Camillo si è dovuto far carico di altro lavoro, ma qui c’è carenza di personale”. (Serena Marotta) 



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