Le rivelazioni dei “corvi”, l’audio rubato a papa Bergoglio, il reato di riciclaggio, la carriera della vispa Chaouqui, il nuovo cda del Bambin Gesù, con padre Lombardi che definisce Vatileaks 2 “superato dalla riforme” in atto. In attesa di leggere i libri di Nuzzi e Fittipaldi, i giornali sono alla finestra, azzardano congetture, stanno con il papa riformatore e “scomunicano” — laicamente — i frenatori del rinnovamento, adombrando nuove, scomode rivelazioni. A ognuno il suo mestiere, come è giusto. Talvolta però, invece di spingersi avanti, è meglio frenare, essere prudenti, a costo di fare un passo indietro. 



E dunque. Escono dei libri che si annunciano zeppi di rivelazioni scomode sui beni della Chiesa. Gli autori sembrano voler “difendere” Francesco dalla zizzania, che, lo sappiamo, non può mancare nel campo. Anche Ulisse diceva di volersi rappacificare con i troiani e firmare la pace, donando loro un cavallo. L’intenzione degli autori non possiamo ora valutarla, e sulle conseguenze potremo fare più riflessioni. I media, non avendo nuove rivelazioni, ci raccontano i dettagli della vita de protagonisti. A volte ci dimentichiamo che meglio sarebbe spiegare anche il perché e non solo dire il “chi” ha fatto qualcosa di significativo. Se il perché sono stati scritti questi due libri è la difesa della Chiesa e di Papa Francesco, in altri termini, lo potremo capire solo leggendoli (e io non l’ho ancora fatto). Intanto però il materiale riservato è uscito all’esterno, e questo è ormai un dato. E chi legge i giornali in questi giorni si domanda: ma dopo tanti anni ancora le finanze non sono trasparenti? Ancora nella Chiesa ci si presta ad operazioni così basse? Dove sono i controlli? Se questi due libri non fossero stati pubblicati, noi sapremmo che l’8 per mille è servito all’attico del card. Bertone? Per saperlo, non ci resta che attendere. Papa Francesco alcune decisioni di governance le ha prese, e subito: basti pensare al nuovo cda dell’ospedale Bambin Gesù (ma di questo, dopo). Intanto, all’inizio della scorsa settimana la Corte dei conti ha avanzato dubbi sulla gestione dell’8 per mille, snocciolando criticità che non possono non riguardare — è ovvio — il primo e più importante beneficiario. E non c’è nulla di peggio che scoprire la ricchezza (nascosta o mal utilizzata) di chi si vuole povero. Anche papa Francesco la pensa così: Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone questo non si può fare”.



Ancora. Ci ha detto la stampa che c’è un nesso diretto tra Vatileaks 1 e questa ultima Vatileaks 2. Per esempio nei giorni scorsi il banchiere Ettore Gotti Tedeschi ha dichiarato (a Repubblica) che il malessere di oggi è frutto di decisioni non prese nel 2012. 

Poiché ha fama di essere persona di fede, si può pensare che volesse dire questo: che se non fossero state cambiate le normative (legge antiriciclaggio, procedure, creazione dell’Aif) che Benedetto XVI aveva commissionato a Gotti Tedeschi e se lui non fosse stato cacciato perché non permetteva che questo avvenisse; ebbene, si potrebbe ritenere che la gestione dei beni dentro la Chiesa oggi non si sarebbe deteriorata fino a questo punto. 



L’attacco alla Chiesa, dunque, c’è. Monsignor Galantino ha dichiarato, con grande prudenza in un momento così delicato, che non saprebbe dire da dove viene, ma lo sa benissimo; e che l’attacco abbia maschere che cambiano ogni volta, non è così rilevante. La gnosi ha mille volti e mille strumenti per attaccare la Chiesa, una volta sulla teologia, una volta sulla finanza. Sulla teologia ci hanno provato prima e durante il Sinodo, sulla finanza gli effetti son ben più clamorosi. E quanto a quest’ultima, la colpa non è dei giornalisti che scrivono libri per venderli. La responsabilità è di chi ha permesso che accadesse ciò che si è verificato nel 2012-13 (come sostiene Gotti Tedeschi).

Un post scriptum lo meritano le nomine nel nuovo consiglio di amministrazione del Bambin Gesù, l'”ospedale del Papa”, come lo ha opportunamente definito il cardinale Parolin augurando buon lavoro al consiglio direttivo. Presidente è Mariella Enoc, imprenditrice e vicepresidente della Fondazione Cariplo. Nel board siedono Antonio Zanardi Landi, ex ambasciatore italiano a Mosca ed ex consigliere diplomatico del Quirinale, Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e ora presidente di Longanesi, Anna Maria Tarantola, già presidente Rai e dirigente di Bankitalia, Maria Bianca Farina, ad di Poste Vita, Caterina Sansone, della Segreteria di Stato, Pietro Brunetti, ex manager Atm Milano. Tutti nomi di garanzia e di grande prestigio. Va aggiunto che Enoc, Farina e De Bortoli possono essere ricondotti, senza timore di commettere esagerazioni o inesattezze, a quella “milanesità” che ha nel banchiere Giovanni Bazoli il suo esponente più prestigioso.

Ciò detto, il quadro potrebbe, a chi lo sa interpretare, divenir più chiaro.