Ma come, l’Olanda non vuol pagare? I danni alla Barcaccia e alla scalinata leggendaria di Trinità dei Monti sono uno schiaffo a questo povero e bel paese, e le domande che rimbalzano leggendo le cronache danno il segno del grottesco alle reazioni surreali dei diretti soggetti coinvolti. Ma come, il sindaco è arrabbiato? Ma come, il ministro dell’Interno non c’entra niente? E chi c’entra? Chi ha la responsabilità diretta di questo paese? C’è una catena di comando che è saltata, decisioni irresponsabili e dementi prese o non prese, e qualcuno dovrà pur risponderne.



E il sindaco, che si indigna? Non sapeva che si giocava una partita ad alto rischio? Non ci arrivava da solo, se pure i suoi solerti e fidati collaboratori non l’avessero avvisato? Guarda, sindaco, che mentre vaghi tra una visita al centro sociale e l’altra al campo nomadi, tra un selfie in san Pietro e una biciclettata su una nuova ciclabile, c’è il rischio che salti in aria la città. Va bene che contano le periferie, ma pure il centro di Roma, sopravvissuto in buono stato perfino alla guerra, qualcosa vorrà pur dire, almeno dal punto di vista economico. E’ la nostra risorsa, la bellezza. Quella naturale, di panorami e cielo azzurro regalataci dal Creatore, e creata dal genio, dalla prorompente vitalità e sensibilità della nostra gente. Una ricchezza inestimabile, che non va celebrata con  la retorica delle parole.



Come può il prefetto di Roma rispondere alle accuse “preferisco qualche segno sui muri che la strage degli innocenti”? Neanche il pizzardone dei film di Sordi. Non sono muri, le pietre scheggiate della Barcaccia (del Bernini! E poi fingiamo di preoccuparci del Colonnato perché il papa ha deciso di farci una doccia prefabbricata per i barboni!).

E’ ovvio che i monumenti contano meno delle persone, ma non è accettabile il paragone: non ci doveva essere nessuna strage. Non c’erano frotte di bambini piangenti davanti a Erode. Bastava che i tifosi scatenati olandesi non potessero arrivare in piazza di Spagna, così come la sera prima in Campo dei Fiori. Non dovevano entrare in centro. Ci si attrezza prima, in questi casi, non è credibile scoprire il problema quando li hai convogliati nel salotto cittadino, e per di più li hai chiusi all’interno, da ogni accesso, precludendo vie di fuga agli eventuali turisti e ai tifosi perbene (qualcuno ci sarà pur stato, no?)



Arrivano gli olandesi? Solo il giorno della partita, non prima. Pretendi liste di attenzionati dalle autorità di quel paese, o non li fai neanche scendere dagli aerei e dai treni speciali. E li scorti direttamente allo stadio, che stiano lì a sbollire l’attesa, buoni buoni. Vieti categoricamente, e non con un proclama, di vendere alcolici e bottigliette di vetro, pena sanzioni altissime.

Controlli, e finalmente hai l’occasione di chiudere per sempre quei negozietti spuntati come funghi (i bangladini, li chiamano, e ci spiace per i bangladesi perbene) che spacciano di tutto un po’, dai detersivi alle sigarette ai liquori a prezzi stracciati. E che di per sé rovinano il decoro, e fanno concorrenza a tradimento ad alimentari storici e rispettosi delle regole. 

Chi non ha preso queste precauzioni, è colpevole: ministro, sindaco, prefetto. Il fatalismo non è nemmeno considerabile: il “non immaginavamo” non è contemplato. Ma quand’anche per improvvida sconsideratezza ti ritrovassi mille scalmanati che scorrazzano per il centro, li circondi, e con garbata fermezza li accompagni altrove. Hooligan ubriachi, violenti? Anche i nostri tifosi laziali, due anni fa, fermati in Polonia considerati tali. Non erano tutti nè cattivi né alticci. C’erano dei ragazzi, c’erano delle persone perbene che volevano vedere soltanto una partita di calcio. Eppure sono stati arrestati e tenuti giorni in prigione. 

Chi era in piazza di Spagna, l’altro ieri, ha visto certamente un centinaio di ragazzoni beoti ciondolanti e urlanti intorno a un monumento che non dovevano raggiungere. Ha visto che ai turisti non era impedito l’accesso, come pure ai taxi e ai mezzi che normalmente transitano in quella zona; ha visto poliziotti incerti non sapere che pesci pigliare, nell’assenza di indicazioni precise, stare a guardare, qualcuno ha pure tentato una carica, tanto per, al grido di avanti miei prodi. Ma perché? Per scatenare ulteriore rabbia? Cari amici olandesi, venite con noi, usciamo da questa parte, prego. Dopo di che, li raccatti con gli autobus e li rispedisci all’aeroporto o al treno, addio partita e addio documenti, sequestrati fino a pagamento totale dei danni compiuti. E che gridino allo stato autoritario, gli olandesi o i libertari e i grillini nostrani. Non pagano? Abbiamo qualche euro di debito che possiamo trattenerci a risarcimento. 

Chi l’altro ieri non era ai margini di quella piazza, invece, e che ha trascorso ore ed ore nel traffico bloccato, impazzito di una capitale. Chi ha visto lavoratori stanchi, sbottare, tamponarsi, picchiarsi. Chi ha sperimentato l’assenza assoluta di una regia, di un controllo, della sicurezza blaterata, ha provato e prova rabbia vera, altro che il sindaco. Verso di lui, perché onori ed oneri, signori miei, sei tu che ti sei preso la responsabilità di guidare Roma. Verso chi non sa guardarsi da un migliaio al massimo di tifosi, quando ci raccontano di terroristi alle porte, pronti a far saltare in aria ben più che la Barcaccia. In che mani, altro che dimissioni, altro che l’orgoglio e #italiariparte. Ci indigneremo, dopo, anche per le teste mozzate?