Svolazzando tra le pagine di Facebook, intrufolandomi tra le discussioni di amici e semplici conoscenti, ho scoperto che l’idea che molte donne si sono fatte di Papa Francesco è di un romantico. Complici le ultime due catechesi dedicate al rapporto tra maschile e femminile, un gran numero di donzelle lanciano cuoricini e pupazzetti pelosi su post con il bel faccione di Bergoglio. L’idea è: finalmente un uomo che capisce le donne, o almeno che gli racconta quello che vogliono sentire. Molto sentimento, forse troppo, un tocco di fascino latino, un passo di tango ed è fatta. Tutte ai suoi piedi. Ma non sono sicura che abbiano davvero capito l’equilibrio femminile-maschile che lui propone. Certo ascoltare certe frasi fa sciogliere.



Esempio 1: “Per trovare la donna – e possiamo dire per trovare l’amore della donna – l’uomo prima deve sognarla”. Se non l’avessi sentita pronunciare con le mie orecchie dal pontefice argentino, durante l’udienza generale di ieri, avrei pensato ad un versetto impiastricciato di cioccolata. Non perché non sia vera, o poetica. Ma semplicemente perché astratta dal contesto perde tutta la sua forza e la sua profondità, per liquefarsi in sentimentalismo spicciolo, romanticheria da pasticceria, o peggio in materia per perfidia da barzelletta (qualche mio collega, dal cuore sfasciato, ha subito fatto riferimento al trasformarsi del sogno in incubo). Invece Francesco agganciava l’immagine poeticissima dell’uomo che sogna l’amore della sua vita a Dio che durante la creazione plasma l’essere femminile, proprio mentre l’uomo dorme. Una sottolineatura importante per ricordare che la donna non è una creatura dell’uomo, anche se venuta fuori da una sua costola, ma del Creatore. Insomma Adamo, nel giardino dell’Eden, ha la signoria su animali e Creato, ma non sulla donna, che è un essere altro, pieno, completo, paritario.



Partendo da questo si comprende come sia inapplicabile alla tradizione biblica, per non dire evangelica, una sudditanza ontologica della donna all’uomo. Basterebbe la sottolineatura del Papa per giudicare l’immoralità di certi comportamenti maschili, la prevaricazione, l’assoggettamento, la stortura di alcune culture patriarcali, la mercificazione e la strumentalizzazione del corpo femminile. Anche di questo ha parlato Bergoglio, denunciando la Storia e il presente drammaticamente infarcito di violenza verso le donne. 

Esempio 2: “L’immagine della costola non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza”. Persino questa bella frasetta potrebbe ingannare inscrivendo il magistero di Francesco nella scia del femminismo di matrice cattolica post-conciliare. Si potrebbe cadere nell’errore di pensare ad un pontefice che ripete facili slogan, tanto vuoti, quanto inutili. Al contrario proprio l’aver legato strettamente il discorso sulla reciprocità e la complementarietà tra uomo e donna al racconto biblico, fornisce un aggancio alla Rivelazione che riempie di senso le parole.  



“La donna non è una replica dell’uomo” ha detto Francesco, nasce dallo sguardo di Dio sull’uomo, sulla sua solitudine. Adamo è libero, è signore… ma è solo. E Dio vede che questo non è bene. L’uomo senza la donna è mancante: in comunione e pienezza. La donna quindi è pensata dal Creatore dal nulla, da un vuoto. Da un non-essere dell’uomo.

Ecco allora il legame, ecco l’alleanza, ecco la coppia capolavoro. Poi, come ha ricordato il Papa, ci sarà il peccato, la diffidenza e la divisione, l’inquinamento e la distruzione, quell’incapacità, che ancora oggi, sperimentiamo in modo tragico “di affinare l’intimità e di custodire la dignità della differenza”. Da questa perdita di senso, dalla mancanza di corrispondenza nasce “la svalutazione sociale per l’alleanza stabile e generativa dell’uomo e della donna”, un modo più complesso per dire matrimonio e famiglia.

Guardare al maschile e al femminile nella prospettiva biblica, come suggerisce Francesco, può aiutare a risolvere molti dei nodi che interessano non solo i cattolici, ma l’intera società civile. Nel giorno in cui la Camera in Italia, ha dato il via libera al “divorzio breve” un richiamo ad una relazione, tra uomo e donna, talmente profonda ed essenziale che non si può spazzare via in 6 mesi.

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