Questa mattina presto hanno sgomberato lo Scup, un centro sociale frequentato anche da ragazzi autistici occupato in zona San Giovanni a Roma. Il centro da tre anni era il punto di riferimento delle famiglie del quartiere. Un centro questo, che ha permesso a molte persone di passare del tempo in maniera utile, imparare l’inglese, fare ginnastica e tutto low cost. Ma stamattina le ruspe sono entrate in azione, distruggendo tre anni di attività all’interno del centro. A raccontarlo è la signora Simona Levanto, madre di Arturo, un bimbo di 4 anni affetto dal disturbo dello spettro autistico. “Sono la mamma di un bambino con diagnosi di autismo e rappresento con questa comunicazione anche alcune importanti associazioni di familiari e professionisti che operano in questa città – scrive la mamma e operatrice sociale a “Redattore sociale”. – Le ruspe stanno demolendo Scup. Lo spazio autogestito che ha accolto i nostri figli in attività culturali e sportive, che ha permesso a persone con autismo di essere incluse in contesti neurotipici, quelli che abitualmente ci vengono negati”. Suo figlio non frequenta la scuola materna perché manca un piano di inclusione scolastico adeguato e proprio allo Scup aveva trovato un modo per passare il suo tempo in maniera accogliente. Lì frequentava capoeira e a giugno sarebbe diventato cintura verde. “Per la prima volta l’attività (low cost tra l’altro) non aveva bisogno di un mediatore o di un insegnante di sostegno”, aggiunge la donna. Il centro era frequentato anche da un giovane con autismo ad alto funzionamento, che aveva allestito una biblioteca insieme ai volontari e che ora ha visto il suo lavoro svanire nel nulla. “Un’altra persona con autismo mi ha confidato ieri che Scup, dove ha potuto frequentare un corso di inglese, conoscere persone interessanti e trovare degli amici, è il suo posto preferito nel quartiere”, aggiunge Simona Levanto. Questo luogo “avrebbe meritato maggiore rispetto”, dice la mamma. “Non si capisce come faccia questa città a non tutelare mai i diritti delle persone con autismo – commenta – e a demolire con noncuranza anche i progetti che, a fatica, da soli, i professionisti, le famiglie e le persone con disabilità riescono a costruire. Nel rispetto della necessità di mantenere legalità e giustizia, sarebbe stato importante per tutti noi, cittadini come gli altri, che chi di dovere avesse avuto cura di conoscere cosa le ruspe avrebbero distrutto”, ha concluso la signora. Adesso le famiglie si ritrovano a ricomiciare dall’inizio senza un posto dove poter accompagnare i propri figli. Un posto che era servito a farli socializzare, a sentirsi utili, ad imparare nuove cose. (Serena Marotta) 



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