L’associazione Spes contra Spem, che si occupa in maniera continuativa e professionale di disbilità, lancia un sondaggio online su una proposta scioccante ma seria: che le olimpiadi e le paralimpiadi si riuniscano in un solo evento. Leggiamo nel sito www.spescontraspem.it: “Le Paralimpiadi sono una dimostrazione di eccellenza nello sport; ci mostrano che l’atletica praticata da persone con disabilità rientra a pieno titolo nel novero delle attività sportive”. Tuttavia, “le Paralimpiadi, nella loro forma attuale, rischiano paradossalmente di alimentare pregiudizi sociali nei confronti delle persone con disabilità, dato che le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono tutt’oggi considerati due eventi distinti”.



Ho affrontato questo argomento in un articolo pubblicato sulla rivista Sport Ethics and Phylosophy, organo ufficiale della Società Britannica di Filosofia dello Sport. Significativo il titolo, “I giochi Paralimpici dovrebbero essere integrati nelle Olimpiadi principali”. Una separazione analoga fu quella tra lo sport fatto da uomini e quello fatto da donne. Separazione che oggi appare superata e obsoleta (non esistono, infatti, le Olimpiadi maschili e le “Olimpiadonne”). Nella prospettiva dei prossimi giochi olimpici e paraolimpici di Rio de Janeiro del 2016, propongo per le persone con disabilità Olimpiadi comuni senza un’edizione separata, in nome della parità, delle pari opportunità della cultura dell’accesso e dell’integrazione.



Ecco allora che l’associazione, che ha come sua missione l’attenzione pubblica ai temi della disabilità propone un sondaggio breve e ben fatto cui chiunque può partecipare, cliccando qui. La cosa è interessante e merita di essere seguita perché su questo tema si crei un movimento di opinione che smuova l’attenzione sul tema delicato e avvincente dello sport fatto da persone con disabilità. Perché anche questo sport non resti fuori del novero dello sport da far vedere in televisione, dove troppo spesso finiscono solo pochi sport e solo quelli che attirano alla grande gli sponsor. Lasciando così lo sport fatto da disabili nella nicchia delle trasmissioni dell’accesso o in spazi piccoli e certo non in primo piano. Invece è uno sport di alto agonismo e alta partecipazione sia degli atleti che del pubblico.