Sono in tanti che in queste ore si schierano a favore o contro il Family fay 2016 che il prossimo 30 gennaio a Roma si ritroverà in piazza san Giovanni per manifestare contro la legge sulle Unioni Civili in discussione in Parlamento. Cattolici, movimenti, alcuni vescovi e vari sigle di assunzioni e sindacati del mondo attorno alla difesa della famiglia interverranno in piazza. Tra questi, ci sarà Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia che in una agenzia Ansa ieri ha fatto sapere che «Il Family Day sarà un evento di dimensioni colossali, meraviglia che qualcuno si sorprenda per le parole di Bagnasco. Era chiaro quale fosse l’orientamento reale della Chiesa Italiana, al di là delle interpretazioni di comodo e strumentali di qualche ateo che si era eretto ad autentico interprete dei cattolici italiani». Gasparri fa riferimento alle polemiche sorte dopo le parole di apprezzamento di Bagnasco, presidente della Cei, per la manifestazione contro il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili e sulle adozioni alle coppie omosessuali. In tanti si pronunciano, in pochi però entrano nel merito della questione: si tratterà di una manifestazione che ricalca il grande precedente del 2007 contro i Dico o si avvicinerà di più all’incontro dell’anno scorso, con meno partecipanti (anche se si parla sempre di numeri importanti, come a ribadire che sulla questione Famiglia l’Italia ha ancora qualcosa da dire a riguardo).



Nella grande manifestazione del Family Day 2016 che si terrà a Roma il prossimo 30 gennaio in Piazza San Giovanni, è probabile la presenza anche del gonfalone della Regione Lombardia con il simbolo della Rosa Camuna, annuncia questa mattina Repubblica e le polemiche già scattano. Come accaduto per la commemorazione degli attentati di Parigi e per la giornata mondiale della lotta all’Aids, l’idea del Governatore Roberto Maroni è quella di mandare anche per la manifestazione contro la Legge Unioni Civili del Governo Renzi il simbolo della Regione, in modo da replicare in sostanza la decisione del precedente Governatore, Roberto Formigoni, in occasione del primo Family Day, quello celebre del 2007 tenuto contro i Dico. In molti si sono sollevati, nelle ultime ore, per la possibile presenza della Lombardia con i propri simboli ad una manifestazione comunque legittima sulla contestazione al ddl Cirinnà sulle adozioni e le unioni civili. La decisione di Maroni non è ancora presa e nei prossimi giorni certamente verranno fatte tutte le considerazioni del caso: è noto la posizione del centro destra, e non solo della Lega, che rimane favorevole ad una legge sulla regolamentazione delle unioni civil ma con la forte opposizione a farla portandole allo stesso livello del matrimonio, con annessa possibilità di adozioni degli eventuali figli.



Sempre più nel vivo della questione unioni civili, è il Family Day 2016 che il prossimo 30 gennaio si terrà a Roma in piazza San Giovanni, la stessa dello scorso anno dove si incontrarono famiglie e rappresentanti di alcuni movimenti cattolici. L’Invito è rinnovato per quest’anno da parte del Comitato Difendiamo i nostri Figli che prova a portare al centro della questione la forte polemica e contrarietà alla legge sulle unioni civili in discussione proprio in questi giorni in Parlamento, con il ddl Cirinnà proposto dal governo che non trova consensi in alcune parti del mondo cattolico. Raduno è fissato alle ore 10.00 di sabato 30 gennaio 2016 con nel ultimi giorni alcuni “endorsement” importanti nel mondo delle gerarchie cattoliche. Il Presidente della Conferenza Episcopale, Angelo Bagnasco, ha giudicato ieri questa manifestazione come “condivisibile e dalle finalità assolutamente necessarie, un ddl che distrae il Parlamento rispetto ai veri problemi dell’Italia. La difesa della famiglia e l’invocazione di sostegni reali, dovrebbe essere voce unitaria di tutto il Paese, di tutte le famiglie italiane”, il commento di Bagnasco. Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha invece affermato che i cattolici sono liberi di andare alla manifestazione così come tutti i vescovi, anche se non si potrà pretendere che “vi partecipino tutti gli altri”, detto in una intervista sul Corriere della Sera.



Spunta invece, all’interno delle discussioni tra Family Day e legge Cirinnà sulle unioni civili, una possibile complicazione per il Governo che potrebbe vedersi giudicata come incostituzionale le norma che starebbe per applicare nella regolazione dei legami tra persone non sposate. Come riporta Rai News, vi è una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 che agita e non poco le stanze del Parlamento: «i costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabilisca e tuttora stabilisce che ci coniugi dovessero essere persone di sesso diverso», questa parte della sentenza della Consulta sembra davvero porre possibili problemi al ddl Cirinnà. Ma il problema questa volta non è sulla Stepchild adoption ma proprio sul sesso dei possibili contraenti l’unione civile: un tentativo anche a livello legale di porre una netta differenza tra matrimonio e unione di altro tipo. Ora la “palla” si sposta verso la definizione di unione civile, con i campi molto divisi e gli schieramenti tra centrodestra e centrosinistra che dovranno trovare un accordo.