A Roma per affari ho prolungato il soggiorno per vivere una giornata da pellegrino. Son partito da Castel Sant’Angelo percorrendo viale della Conciliazione fermandomi in due punti a pregare, poi stessa cosa in piazza San Pietro e davanti alla Porta Santa. Erano le 8:00 del mattino e non c’era coda, mentre lunedì arrivava fin dopo la metà della piazza.
Passata la Porta Santa ed entrato nella Basilica mi son fermato a metà davanti a un muro di un migliaio di persone che avanzavano lentamente. Uomini, donne, bambini, preti, suore, anziani. Il clima non era certo di silenzio anche se alcuni pregavano recitando il Rosario. Altri, spagnoli, hablavano a voce alta, un’anziana italiana continuava a domandare quanto mancasse. È così pian piano, dopo 40 minuti, son giunto alla balaustra che separava dalle teche di San Padre Pio e San Leopoldo. La gente in tempo reale era tutto un flash con telefonini, iPad e macchine fotografiche, mentre i volontari del servizio d’ordine si sbracciavano per far defluire velocemente i pellegrini. Davanti ai santi non ho scattato foto, li ho solo pregati.
San Leopoldo è veramente piccolo, pare fosse alto 138 cm, con una barba bianca fluente, mentre San Pio, non so perché, ogni volta che lo vedo mi agita un po’. Ho chiesto a un volontario se mi poteva mettere un biglietto di intercessioni nella cesta ai piedi delle teche, ma con poco garbo son stato rimbalzato. Il pellegrinaggio si sarebbe dovuto concludere sulla tomba di San Pietro, ma in questi giorni le tombe papali sono chiuse. Forse perché basta l’esposizione dei due santi, ma né i volontari, né gli ausiliari in divisa hanno saputo rispondere alle mie domande.
Ho un legame particolare con alcuni dei testimonial della Misericordia voluti da Papa Francesco: mia figlia in visita a San Giovanni Rotondo davanti a San Pio ha sentito nell’aria odore di rose. Due anni or sono, in visita da amici a Padova, dopo aver preso messa nella Basilica di Sant’Antonio, mia moglie continuava a insistere per andare da San Leopoldo. E io, continuavo a dire (anticipando Renzi): Leopoldo chi?
Ora non lo dico più. Un mio cugino, una decina di anni fa ha subito un infarto. Dopo tre giorni son andato a trovarlo in ospedale, ma era già stato dimesso. La prima notte di degenza aveva visto una suora che entrata in camera gli aveva toccato il cuore. Lui non era praticante e non aveva mai visto la suora. Beh, le visite del giorno seguente hanno accertato che era sano. Ha poi scoperto che la religiosa in questione era S. Faustina Kowalska. Penso che queste non sian coincidenze ma doni.
La parola Misericordia non fa parte del vocabolario italiano, solo nell’esperienza cristiana se ne coglie il nesso. Non c’è nulla di psicologico, è la sovrabbondanza gratuita dell’amore di Gesù che perdona i miei errori. È questo che desideravo e ho vissuto.
Tre notarelle a margine. Uscendo ho incontrato in piazza una miriade di frati cappuccini che andavano in udienza dal Papa. Ne ho fermato uno chiedendogli di lasciare il mio biglietto di intercessioni. Mi ha risposto che erano andati il giorno precedente e avevano toccato le due teche. Ha aperto il suo zainetto e mi ha regalato un’immaginetta di San Pio che era stata posta sulla teca del santo e anche di San Leopoldo.
Appena entrato nella basilica di San Pietro, a destra c’è la bellissima statua della Pietà del Michelangelo, che rivela l’amore di Maria e di Gesù per noi.
Nella mia giornata son andato a vedere il quadro della Madonna dei Pellegrini del Caravaggio. Sono molto affezionato a questo dipinto, quando vado a Roma per lavoro ritaglio sempre un momento per andare a rimirarlo. Scopro sempre dei particolari nuovi. Avevo vicino a me due coppie di anziani eleganti e distinti e uno di essi ha esclamato: Che carnalità! Poi ci siamo guardati e sorridendo ho annuito. Sorridevo perché da ragazzo cresciuto nel bronx, in prima media, l’insegnante d’arte ci aveva fatto vedere da un libro questo dipinto e io avevo affermato: Che bella foto! Credevo fosse una fotografia dal vivo di uno spettacolo teatrale e non un dipinto…