Un accordo tra le parti avrebbe chiuso il caso del processo civile per violenza su minore che attendeva Roman Polanski alla sbarra nell’agosto del prossimo anno. È la novità, riportata dalle agenzie di stampa in queste ore, in merito alla vicenda che avrebbe visto il celebre regista accusato di stupro da una donna che sarebbe stata minorenne all’epoca dei presunti fatti (che secondo il suo racconto, ricostruisce Ansa, si sarebbero consumati nel 1973 in California).



La denuncia contro Roman Polanski, oggi 91enne, risalirebbe al 2023 e l’avvocato che lo assiste nel procedimento, Alexander Rufus -Isaacs, avrebbe reso noto lo sviluppo che, di fatto, spegne i riflettori giudiziari sulla questione: durante l’estate appena conclusa, il regista e la sua accusatrice avrebbero trovato un punto di incontro e l’orizzonte processuale sarebbe stato “formalmente annullato”.



Roman Polanski: l’accusa di stupro mossa nel 2023

Il caso avrebbe portato Roman Polanski a processo civile tra un anno se non fosse stato trovato un accordo con la controparte, cosa che sarebbe avvenuta poche settimane fa. Nella denuncia, di cui dà conto lo stesso quotidiano, la donna sostiene di aver subito una violenza sessuale in un locale di Los Angeles nel 1973.

Stando al suo racconto, il regista le avrebbe fatto bere tequila prima di condurla a casa sua e stuprarla. Nel corso della sua esistenza, Roman Polanski, regista fanco-polacco ex marito di Sharon Tate (uccisa da alcuni membri della “Family” di Charles Manson nel 1969) sarebbe stato accusato di violenza sessuale da almeno una decina di donne e ha sempre respinto ogni addebito. Uno dei casi più eclatanti – per i quali sarebbe considerato latitante negli USA da decenni – riguarda la vicenda di Samantha Gailey (oggi Geimer) per una presunta violenza che si sarebbe consumata quando lei aveva 13 anni. Per questa vicenda, il regista era stato arrestato nel 1977 e aveva trascorso poco più di un mese in carcere, poi rilasciato e rifugiatosi a Parigi sarebbe sfuggito all’estradizione.