Secondo Romano Prodi, l’Unione Europea andrà allargata ancora se si vuole superare la forte crisi politica che l’Europa sta attraversando da anni ormai: nell’ultima intervista su “Sette” il primo Presidente della Commissione Europea ha indicato le tappe che il Vecchio Continente dovrebbe intraprendere già nel 2022 per uscire dalla “morsa” della crisi.
«L’Europa è così necessaria, ma va così adagio, che bisogna augurarsi che sia completata per i nostri nipoti», spiega l’ex Presidente Pd nel presentare il suo ultimo libro “Le immagini raccontano l’Europa”. Sempre più lontano dalla politica italiana (ha più volte smentito la candidatura al Quirinale, ndr) e sempre più appassionato e vicino alla politica estera: Prodi spiega perché l’Europa da tempo non è più al centro del mondo, «Non ho mai pensato che la difesa possa essere tutto. Ma o noi costruiamo un minimo di difesa comune insieme alla politica estera europea, o siamo gli zimbelli di tutti. Quando vedo che in Libia siamo stati espulsi da due Paesi, Turchia e Russia, non certo paragonabili per dimensioni e capacità all’Europa, io ritengo che una politica estera comune sia necessaria». Senza però una vera politica estera comune, anche la difesa diventa inutile: dall’Iraq in poi, denuncia Prodi, «non c’è stata una volta che in politica estera l’Europa sia stata unita. È sempre stata impossibilitata ad agire a causa del voto all’unanimità».
L’EUROPA E IL FUTURO “ALLARGATO”
L’occasione unica è stata però fornita, involontariamente, dalla Brexit: secondo Romano Prodi, l’uscita del Regno Unito ha consentito all’Europa in piena pandemia Covid di metter mano ad un grande piano di solidarietà, «la Germania ha capito che, senza l’Europa, non conta nulla. Quindi Francia, Italia e Spagna, insieme alla Germania, debbono formare un nucleo forte di Paesi, capace di far progredire il processo di unificazione europea. E molti altri paesi si aggiungeranno immediatamente». La seconda proposta, legata a questa prima, è allargare ulteriormente i cordoni della UE, come già fatto a suo tempo dallo stesso Prodi: «ora completerei l’allargamento con l’Albania e con tutti i Paesi della ex Jugoslavia, stabilendo così i confini definitivi dell’Europa. Il completamento dell’allargamento è infatti anche l’elemento che ci obbligherebbe a cambiare il funzionamento delle nostre istituzioni, di cui abbiamo tanto bisogno». Problemi con l’Europa dell’Est, come dimostrano la Polonia e l’Ungheria? Per Prodi il problema, in passato, era un altro e ora quello non c’è più: «Sono stato presidente della Commissione europea con 15 e con 25 paesi e non c’era alcuna differenza: il mio problema era sempre trattare con la visione divergente della Gran Bretagna. E la Gran Bretagna non è un Paese dell’Est», chiosa Romano Prodi a “Sette”.