Romano Prodi ha concesso una lunga intervista al Venerdì di Repubblica, nella quale ha parlato del futuro, di un’Europa da ricostruire insieme, dei pericoli alla democrazia e anche dell’accordo con Silvio Berlusconi sul Mes. Prodi, 80 anni, si conserva in forma anche durante la pandemia di Coronavirus: corre sul tapis roulant per dieci chilometri al giorno e calcola di avere già coperto la distanza che separa casa sua da Venezia.



Esponente della sinistra democristiana, poi leader dell’Ulivo capace di sconfiggere due volte alle elezioni Silvio Berlusconi ma anche caduto presto per le troppe frizioni all’interno di coalizioni di centro-sinistra troppo eterogenee, Romano Prodi è anche uno dei padri dell’Unione Europea, della moneta unica, presidente della Commissione Europea per quattro anni e strenuo difensore dell’idea d’Europa come “unione democratica di tante minoranze”.



Per Romano Prodi il tempo con il Coronavirus è diventato lento, ma “ogni giorno scopro che ho tantissime cose da fare”, comprese lezioni via Skype alla Business School di Bologna o con un liceo “che ogni tanto mi invita a discutere con i ragazzi online”. Legge saggi di economia e politica ma anche il romanzo M di Antonio Scurati sull’ascesa di Mussolini, riflettendo “sulla clamorosa volatilità delle opinioni pubbliche”.

ROMANO PRODI: “L’EUROPA RIPARTE SOLO UNITA”

Romano Prodi ne ricava un insegnamento sempre valido: “Quando si arriva a quei livelli di tensione politica, propagandistica, sociale, la coerenza non conta più nulla”. Oggi la gente appare impaurita dalla globalizzazione, che comunque “ha dato da mangiare a 2,5 miliardi di persone che stavano ai margini del mondo e della Storia, ma di sicuro ha messo in crisi il ceto medio di tante economie consolidate”.



Il rischio secondo Romano Prodi è una spinta reazionaria: le Filippine di Duterte, le autocrazie dell’Asia Centrale, la Cina sempre più centralista, l’India, la Russia di Putin, la Turchia, la Polonia, l’Ungheria di Orbán, il Brasile di Bolsonaro, l’America di Trump, l’elenco è davvero lungo.

Il Professore invece crede ancora nell’Europa unita e anzi rilancia: “Penso che l’allarme per il virus potrà addirittura invertire la tendenza alla dissoluzione. Penso che nel disastro comune troveremo nuove ragioni per stare insieme. Finita l’emergenza sanitaria, ci sarà una recessione tremenda e ogni Paese avrà ancora più bisogno degli altri per rimanere in piedi. Se ognuno andrà per la sua strada saremo più deboli, più sottomessi ai colossi come la Cina e l’America. E poi come farà la tedesca Volkswagen a sostituire i pezzi che produciamo per loro in Italia? E l’Olanda? A chi li venderà i tulipani? Da soli non contiamo nulla, ci sono 17 cinesi per ogni tedesco e 23 cinesi per ogni italiano”.

ROMANO PRODI: “ORBAN, IL WELFARE E BERLUSCONI”

Il giudizio su Viktor Orban è durissimo: “Lo conosco dai tempi del suo primo governo, anno 1998 – racconta Prodi -. Venne a Palazzo Chigi e a cena voleva spiegarmi come funzionava l’economia di mercato. Flavia mi dava calci sotto il tavolo per dirmi guai a te se rispondi o se ti metti a ridere. È gravissimo che il Partito popolare europeo non lo abbia ancora cacciato. Cosa aspettano?”. Romano Prodi ha un giudizio positivo sull’Italia (“Mi pare che si stia comportando bene”) nonostante le troppe commissioni (“utili se sono poche, con pochissimi membri e un problema ben chiaro da risolvere”) e gli esperti “necessari a patto che alla fine ci sia una sintesi”.

La crisi ha riportato in auge il welfare, che vuol dire “sanità pubblica, equità, diritti comuni, ma anche protezione pubblica in economia”. Il Coronavirus ha dimostrato che i soldi per agire in Europa ci sono: “Il pericolo ci ha fatto salire tutti sulla stessa barca. Da solo non si salva nessuno. Pensi alla crisi greca di dieci anni fa. Era una cosa che poteva essere risolta con un prestito, ma la Germania andava a elezioni e Angela Merkel non se l’è sentita di mettersi contro la sua opinione pubblica. Così la piccola crisi della Grecia è diventata una valanga”.

Sull’utilizzo del Mes, il fondo salva-Stati, Silvio Berlusconi è d’accordo con Romano Prodi: “Due ragazzi come noi che per una volta giocano insieme è una bella cosa, no?”. Cosa fare in futuro? Per il Professore servirà “essere veloci con gli aiuti, con i soldi, con le soluzioni. E cancellare più burocrazia possibile”.