Romano Prodi a tutto tondo ai microfoni della Stampa. L’ex primo ministro italiano e presidente della Commissione europea si è soffermato sui principali dossier politici e uno dei pareri più significativi è legato al salario minimo, invocato dall’opposizione ma bocciato dal governo: “Se noi non garantiamo sei euro netti all’ora a chi lavora, perché questo sono i 9 euro lordi, siamo un Paese che deve vergognarsi di se stesso. Siamo al di sotto del minimo vitale per una persona che deve vivere”. Stroncatura per il governo anche sulla riforma costituzionale in campo per il premierato: “La proposta di premierato assoluto radicale fatta in questi giorni è al di fuori del sistema democratico parlamentare e di ogni ricerca di equilibrio politico. Quel che ha detto Cheli è Vangelo, perchè mette in rilievo tutte le conseguenze politiche e giuridiche di un cambiamento della Costituzione che ha degli aspetti addirittura inimmaginabili. Il Parlamento che se vota contro il governo decade, ma ci rendiamo conto? – l’analisi di Prodi – Il suicidio delle Camere come soluzione politica. Un premierato del genere è roba da stato autoritario perchè significherebbe che il Parlamento di fatto non esiste più”.
L’opinione di Prodi
Nell’intervista rilasciata al quotidiano torinese, Prodi è anche tornato sugli attacchi di Matteo Salvini al commissario europeo italiano Paolo Gentiloni: “Un commissario giura fedeltà all’Europa, non è un avvocato prezzolato del governo. Gentiloni dev’essere un serio arbitro e come tale si sta comportando”. Il volto di riferimento del Partito Democratico ha poi rimarcato la perdita di peso di Bruxelles: “È tragico pensare come ormai nessuno consideri più l’Europa in nessuna delle grandi controversie internazionali […] Le tesi di Draghi su una maggiore sovranità condivisa in Europa sono piene di serietà e buon senso. Se torniamo alla ‘non condivisionè è inutile credere ancora nell’Europa”.