Il 3 novembre 2020 il mondo intero attende l’esito della sfida tra Donald Trump e Joe Biden per la conquista della Casa Bianca con evidenti conseguenze opposte qualora dovesse prevalere l’uno sull’altro: secondo Romano Prodi però, sebbene su politica interna, rapporti Nato, clima ed Europa le distanze siano enormi tra Democratici e Repubblicani, è sul vero fronte di sfida agli Stati Uniti che potenzialmente potrebbe non cambiare molto con il prossimo inquilino della Casa Bianca. «Per partire dal tema più di tutti importante, cioè il confronto fra Cina e Stati Uniti, le cose sostanzialmente non cambieranno. La tensione, o meglio l’avversità, nei confronti della Cina è infatti condivisa da Repubblicani e Democratici: oltre il 70% degli americani pensa che la Cina sia l’unico reale concorrente per il comando del mondo e che, come tale, debba essere trattata», lo scrive l’ex Premier Prodi nel suo editoriale sul Messaggero di domenica. Dazi, guerre commerciali e sfida per la supremazia mondiale restano sul tavolo di chiunque sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti.
COSA POTRÀ CAMBIARE CON BIDEN PRESIDENTE USA
«Trump si è comportato in modo estremamente duro, ma altrettanto flessibile, per non urtare gli interessi delle multinazionali americane operanti in quel Paese. Altrettanta continuità, ma accompagnata da implacabile durezza, sarà esercitata nel campo dell’alta tecnologia, a partire dalla sfida senza quartiere con Huawei e con tutto ciò che, direttamente o indirettamente, può avere a che fare con la superiorità scientifica o militare», scrive ancora Prodi, ricordando come l’unica vera differenza sul fronte Cina potrebbe avvenire in termini “comportamentali”, con Biden che potrebbe essere solamente più “educato” nei toni, ma non nella sostanza. Diverso invece il caso dell’Unione Europea: per l’ex Presidente della Commissione Ue, con Biden Presidente «si riaprirebbero le normali collaborazioni con l’Europa, non solo riducendo i dazi recentemente introdotti, ma riannodando i rapporti politici che si sono molto allentati negli ultimi anni. Nella storia personale di Biden non vi sono elementi per pensare che proseguirebbe la politica europea di Trump che ha trattato l’Europa come un concorrente ostile, accentuandone continuamente le divisioni». Secondo Prodi, l’esponente Dem non rinuncerebbe affatto al primato Usa ma lo potrebbe esercitare in maniera molto meno unilaterale e isolato.