Sono trascorsi 25 anni dalla vittoria storica dell’Ulivo alle elezioni, ultimo grande successo del Centrosinistra alle urne. Il leader di quello schieramento era Romano Prodi, protagonista del primo trionfo della coalizione allargata agli eredi del Pci ma anche le ultime. «Mi capita di essere fermato anche da giovani che non erano neppure nati e che mi dicono: il mio papà si ricorda di quella notte…», ha raccontato il professore ai microfoni de L’Espresso.



Romano Prodi ha rimarcato che quella è stata l’unica vittoria, con la gente vogliosa di una fusione tra riformisti per un disegno di ricostruzione del Paese: «Era il primo passo per rimettersi a posto. L’Ulivo rappresentava qualcosa che nel Paese era già praticato o desiderato, almeno per una parte, un’altra lavorava per le divisioni. È stato l’ultimo momento in cui c’è stato questo sentimento collettivo. Non si può credere che la rappresentazione politica sia diversa dalla vita. Quando è diversa, non funziona».



ROMANO PRODI E IL TRIONFO DELL’ULIVO

Nel corso della lunga intervista rilasciata a Marco Damilano, Romano  Prodi ha sottolineato che quell’atmosfera non si è più ripetuta, con un progetto di Paese nel senso della razionalizzazione, emozione e modernizzazione: «Razionalizzazione, perché non si procedeva più secondo una divisione che derivava dal passato e dalla situazione internazionale, ma il futuro era nelle nostre mani. Emozione, perché era una costruzione fantasiosa, innovativa, la scommessa di persone nuove che si erano trovate a combattere come Davide contro Golia. Modernizzazione, con un’attenzione al ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo».



ROMANO PRODI E IL MESSAGGIO A LETTA

Dal successo dell’Ulivo di 25 anni fa non è mai arrivata una vittoria quantomeno simile per il Centrosinistra, pensiamo alla vittoria-non vittoria di Bersani nel 2013, e Romano Prodi ha messo nel mirino la scusa durata dei governi: il Professore ha spiegato che l’alternanza tra partiti è sana, ma chi va al governo con un consenso debole o senza aver vinto alle urne è privo di spinta popolare e deve fare i conti con un compromesso sconosciuto con forze alternative. Romano Prodi ha poi sottolineato di non aver mai fatto il leader politico e neppure il presidente del Consiglio se non come caposquadra, Enrico Letta dovrebbe seguire la strada del modello dell’Ulivo: «Letta è un uomo di conciliazione, non ha alle spalle la tradizione di un partito burocratico. Nella società c’è un cambiamento impressionante, ho letto il libro di Andrea Riccardi con i dati quantitativi della frequenza nelle chiese e la rapidità con cui mutano i comportamenti e le credenze. Spero che Enrico abbia le antenne per fare presto. Con la saggezza della persona matura che deve saper interpretare i fatti nuovi. I giovani sanno molto più di noi, ma con una conoscenza frammentata, questo è il compito di chi governa. Il governo è sintesi, la sintesi della conoscenza frammentata».