L’attacco di Romano Prodi all’auto elettrica continua a raccogliere pieni consensi, nonostante siano trascorsi ormai 8 giorni dalla pubblicazione del suo articolo sulle colonne del quotidiano “Il Messaggero”. Era domenica 19 febbraio e, come vi abbiamo raccontato anche noi de IlSussidiario.net, l’ex premier muoveva aspre critiche alla decisione presa dal Parlamento di Strasburgo di condannare definitivamente nel 2035 il motore endotermico, premiando il full electric.



Tale decisione, ha spiegato Romano Prodi, non è poi così green come potrebbe apparire, in quanto racchiude in sé una sequela di inconvenienti circa la qualità e la quantità delle materie prima, le difficoltà di smaltimento delle batterie e i ritardi nella realizzazione delle infrastrutture di servizio, senza dimenticare la necessità di disporre di ingenti risorse per i consumi. “Forse gli stessi legislatori europei hanno nutrito qualche dubbio in materia quando hanno proposto un riesame nel 2025 – ha concluso Prodi –, ma si tratta di una pezza peggiore del buco, perché nel frattempo tutte le grandi decisioni saranno state già messe in atto, con la conseguenza di bloccare ogni ricerca per migliorare il funzionamento del motore endotermico”.



ROMANO PRODI VS AUTO ELETTRICA, CORO UNANIME DI IMPRENDITORI E SINDACATI: “HA RAGIONE”

Come si legge sul “Corriere della Sera”, imprenditori e sindacati hanno rivolto un plauso alle parole dell’ex presidente del Consiglio, a cominciare da Alberto Bombassei, patron della Brembo: “Le perplessità di Prodi sono tutte condivisibili e ben rappresentate, ma sono ancor più importanti perché contribuiscono a farci uscire dagli steccati ideologici – ha detto –. Si tratta solo di buonsenso e non di bandiere politiche”. Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim-Cisl, gli ha fatto eco: “Le case automobilistiche non lavorano con l’obiettivo del 2035, ma operano già in prospettiva 2030. Non possono restare a bagnomaria congelando le scelte di investimento. Le componenti decisive come batterie e semiconduttori vengono da altre parti del mondo e questo creerà problemi di approvvigionamento”.



Il vero problema, riporta ancora il “CorSera”, è che la filiera dell’automotive conta 161mila posti di lavoro in termini di addetti e l’impatto negativo che il full electric può determinare è stimato nella perdita di 70mila unità. “Quella di Bruxelles è una scelta boomerang – ha chiosato Federico Visentin, presidente di Federmeccanica – e Prodi conosce troppo bene l’Europa per tacere. Condivido tutte le sue perplessità. Purtroppo ho avuto modo di parlare con alti rappresentanti della Ue: mi sono sembrati dei talebani. E, francamente, non credo che si possa cambiare tutto all’ultimo miglio. Dovremmo prendere il coraggio a due mani e mettere al bando il vecchio protezionismo”.