Il cantautore Ron, Rosalino Cellamare, è stato ospite nella giornata di ieri del programma L’Ora Solare, per festeggiare i suoi 50 anni di carriera: “Come si arriva a 50 anni di carriera? Si arriva sorridendo -racconta l’artista pavese parlando con Paola Saluzzi – credo di avere avuto tantissimo in questi 50 anni, aver conseguito quello che sognavo da sempre. Io da ragazzino andavo in questo campo di Garlasco pieno di girasoli e cominciavo a cantare come se fossero delle persone. Sentivo anche gli applausi che non c’erano, pensa cosa avevo io dentro”.
E ancora: “Io ho provato ad abitare anche in altri posti come ad esempio Roma, ma alla fine il posto dove io riesco a scrivere, che per me è vita, è Garlasco. Tutti mi dicono che faccio a Garlasco? Io ho una famiglia, ricordi, amici, persone che fanno tutt’altro nella loro vita, e questo è importantissimo, bisogna starci tanto tempo a fianco perchè ti portano in un mondo vero”. Sulla sua adorata nonna, Ron spiega: “Era una cosa meravigliosa, attentissima a quello che diceva, e quando lei mi parlava della guerra c’era un candore incredibile, non aveva rabbia, la sua vita l’aveva vissuta fino in fondo e amando, aveva tre figli, ha sempre lavorato per loro e questo la portava ad essere una donna vera”.
RON: “MIA SORELLA PROTETTIVA E GIUSTA…”
Sulla sorella: “Protettiva e giusta, senza peli sulla lingua, la critica ci vuole, dice quello che pensa e io le credo perchè ha un gusto e un amore forte e vero. Mio zio suonava la batteria, quindi la musica io la sentivo, la seguivo, sapevo tutto dei cantanti, anche le case discografiche che avevano, ero un predestinato. Io non ho mai studiato musica, tutto ciò che faccio con chitarra e pianoforte lo faccio ad orecchio ma come tanti, mio fratello suonava il pianoforte”. Sul suo famoso incontro con Lucio Dalla, quello che fu il suo trampolino di lancio: “Un giorno a scuola arriva il preside in classe che mi dice che mia madre era al telefono, mi disse che un discografico aveva telefonato e che dovevo fare una canzone di un cantautore e se tutto andava bene saremmo andati a Sanremo. Siam partiti io e mio padre, siamo arrivati là ed è stato bello, ci mettono in ufficio, e ad un certo punto entra uno completamente vestito da leopardo con i baffi lunghi, questa tutina di leopardo, va da mio padre e dice “ciano ni”, era Renato Zero. Io non lo conoscevo, non aveva ancora successo. Poi portano Lucio Dalla completamente ingessato, aveva avuto un incidente, ma è venuto lo stesso all’appuntamento, per farmi sentire questa canzone, il cantautore era lui. Ho fatto un provino, erano contenti, mandano la canzone alla giuria sanremese ma viene bocciata. Dopo qualche giorno è arrivata un’altra canzone che cantai a Sanremo con Nada”. Ron e Lucio Dalla hanno partorito assieme quel capolavoro che è ‘Piazza Grande’: “Piazza grande nasce su una nave, è stata scritta a quattro mani, stavamo andando in Sicilia per dei concerti. Io cominciai con la mia chitarra, non avevo mai scritto nulla e ad un certo punto mi è venuta in mente la melodia. Poi Lucio si sveglia e mi dice “carina sta cosa”. Abbiamo messo insieme le due idee ed è venuta fuori Piazza grande”.
RON E LA MORTE DI LUCIO DALLA: “CI HO MESSO UN’ORA PER CAPIRLO”
Sulla morte di Lucio Dalla: “Quando è morto è stata una dipartita silenziosa e quando me l’hanno detto non ci credevo, ci ho messo un’ora a rendermene conto poi mi è venuta da ridere, non l’ho vista come una dipartita definitiva in quanto credo che andremo da un’altra parte più bella. Non è stata una sofferenza terribile, l’ho avuta più con mia mamma. Faceva fatica a camminare negli ultimi anni e io la frequentavo tantissimo e questo ci ha avvicinato ancora di più. Le donne di una volta non davano carezze e baci e lì abbiamo cominciato a tenerci la mano, ad abbracciarci e questa cosa mi ha stretto ancora di più a lei, è stato come tornare piccoli entrambi. Lei era partecipe in tutte le cose che facevo, anche come mi vestivo”.
Sulla vittoria a Sanremo: “Mi sono detto, ‘adesso che succede?’, e il mio discografico mi ha detto ‘adesso tocca a te’. Ho scoperto quanto il festival ti dia tanta popolarità”, ma Ron si emoziona anche in un altro modo: “E’ più emozionante sentire altri che cantano le mie canzoni, perchè vuol dire che ci credono, dico che onore, è molto più emozionante che andare in tv”. Poi Ron ha concluso la sua intervista dicendo: “Noi dobbiamo fare quello che sappiamo fare. ci rivediamo ai prossimi 50? Anche prima è meglio.. per i 100 forse ci saranno delle ali che ci possano far volare, inventeranno qualcosa”.