Non solo Massimiliano Allegri. Anche Cristiano Ronaldo è stato segnalato all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, cioè l’ufficio antiriciclaggio. Lo rivela ancora La Verità, che aveva dato la notizia sull’allenatore della Juventus. Nel caso del fuoriclasse portoghese l’alert è scattato il 12 marzo 2021 per “prelevamento con moduli di sportello”. Quindi, i risk manager di Intesa San Paolo hanno informato l’UIC che dal conto di CR7 erano stati effettuati “tre prelievi di contante tra l’11 dicembre 2020 e il 26 febbraio 2021 per complessivi 220mila euro”. Hanno specificato che in occasione dell’ultimo prelevamento, “il cliente ha dichiarato trattarsi di provvista necessaria al pagamento di spese correnti quotidiane”. Nella nota si tiene conto della “origine certa della provvista” e dell’elevato profilo economico del soggetto, ma si decide di procedere comunque con la segnalazione perché non si può “avere contezza della reale destinazione dei fondi prelevati per contante”.



LA VERITÀ: RONALDO E I PRELIEVI IN CONTANTI

Nella nota, spiega La Verità, si evidenzia anche la movimentazione del conto di Cristiano Ronaldo tra l’1 gennaio 2020 e il 10 marzo 2021 con i seguenti volumi complessivi: 33.987.496,84 euro nella colonna avere (che sono per la quasi totalità emolumenti dalla Juventus oltre che da due giroconti di un istituto di credito) e e 31.490.430,56 nella colonna dare. Il quotidiano precisa che quei 220mila euro sono il 5% di quanto incassato quindi in due mesi da Ronaldo in Italia, nonché lo 0,7% delle uscite complessive dal suo conto corrente torinese nello stesso periodo. Ma è comunque una ingente somma difficile da tracciare. Il quotidiano cita poi la vicenda del 2019, quando CR7 chiuse con un patteggiamento il contenzioso col fisco spagnolo riguardante un’evasione fiscale accertata da 14,7 milioni di euro avvenuta tra il 2012 e 2014, periodo in cui giocava nel Real Madrid. Ronaldo decise di pagare una multa da 18,8 milioni di euro, mentre la pena detentiva di 23 mesi fu sospesa in quanto incensurato. Per l’accusa aveva nascosto al fisco parte dei ricavi generati dai diritti d’immagine con la creazione di due società schermo alle Isole Vergini Britanniche e in Irlanda.

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