COM’È MORTA RONNIE SPECTOR?

Ronnie Spector è morta lo scorso 12 gennaio all’età di 78 anni e riceverà un tributo questa sera, venerdì 4 febbraio, sul palco del Festival di Sanremo 2022, grazie alla scelta de La Rappresentante di Lista di cantare nella serata delle cover “Be my baby”, storico successo delle Ronettes, gruppo femminile formato dalla sorella maggiore Estelle Bennett e dalla cugina Nedra Talley e di cui la donna era leader. Sulla dipartita dell’artista non sono disponibili molte informazioni: nelle ore immediatamente successiva all’accaduto, la sua famiglia ha fatto sapere che Spector aveva combattuto nei suoi ultimi periodi di vita una breve battaglia contro il cancro.



Non sono stati forniti maggiori dettagli circa le condizioni di salute negli ultimi tempi della donna, entrata di diritto nell’immaginario collettivo grazie proprio ai successi delle Ronettes, tanto da essere inserita nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2007. “Il nostro amato angelo terreno, Ronnie, ha lasciato pacificamente questo mondo oggi dopo una breve battaglia col cancro – si legge nel comunicato pubblicato sul sito ufficiale a lei dedicato –. Ha vissuto la sua esistenza con il luccichio negli occhi, una attitudine coraggiosa, uno spettacolare senso dello humor e sempre con il sorriso sulle labbra”.



RONNIE SPECTOR, CHI ERA

Ronnie Spector, come anticipavamo in precedenza, era il volto simbolo del gruppo “The Ronettes”, fondato nel 1957 e il cui singolo “Be my Baby” costituisce la colonna sonora di “Mean Streets”, film di Martin Scorsese. Inoltre, esso compare anche nel successo televisivo del 1987 “Moonlighting” e in “Dirty Dancing“, una collocazione che ha suscitato al produttore del lungometraggio forti emozioni, tanto che lui stesso ha ammesso di avere “la pelle d’oca” ogni volta che ascolta quel brano e lo associa alle immagini di una delle pellicole più celebri del grande schermo.



Purtroppo, com’è tristemente noto, nel corso della sua vita, Ronnie Spector è stata ripetutamente vittima di abusi e di violenze psicologiche da parte del marito, Phil Spector, produttore dei Beatles, che la controllava costantemente. Una situazione che indusse la cantante a rifugiarsi nell’alcool per superare quel drammatico periodo.