STRAGE DI ERBA, C’È MARETTA TRA OLINDO ROMANO E ROSA BAZZI?

Rosa Bazzi non ha voluto che Olindo Romano venisse trasferito nel carcere in cui è detenuta perché poteva turbarla: a svelarlo è la Provincia di Como, alla vigilia della camera di consiglio sull’istanza di revisione della condanna all’ergastolo, spiegando che questo elemento dimostrerebbe che i coniugi di fatto non sarebbero da tempo più una coppia. La vicenda riguarda una richiesta avanzata cinque anni fa, nel periodo in cui emerse un rapporto di simpatia tra Rosa Bazzi e un altro detenuto, che si era rifiutato di passare al regime di semilibertà, che gli avrebbe consentito di lavorare fuori dal carcere di Bollate, per non cambiare sezione e non riuscire più a vedere la donna.



Ora emerge che la donna ha espresso con una sua istanza contrarietà al trasferimento del marito dal carcere di Opera a quello di Bollate, nonostante nel 2008 avevano auspicato il ricongiungimento; tutti elementi che confermerebbero le sensazioni emerse durante le udienze a Brescia, con i coniugi che sarebbero vicini di forma, ma in realtà i loro rapporti sarebbero freddi e distanti. Comunque, il giornale riporta anche la motivazione che ha fornito Rosa Bazzi riguardo la sua contrarietà.



STRAGE DI ERBA, IL RETROSCENA SULL’ESPOSIZIONE MEDIATICA

In attesa di scoprire se la richiesta di revisione del processo sarà accolta o meno, si apprende che Rosa Bazzi aveva spiegato di essere contraria al trasferimento del marito Olindo Romano nel carcere dove è detenuta lei per paura che così avrebbe potuto destabilizzarla e turbarla in una fase in cui aveva avviato un percorso di recupero a livello psicologico. La Provincia di Como aggiunge che questa presa di posizione della donna avrebbe mandato in crisi il marito, che era già in difficoltà per l’annullamento di diversi incontri e per la riduzione della durata delle chiamate tra loro.



Nelle ultime ore è emerso che il carcere di Opera ha avuto a che fare con un problema legato alla popolarità di Olindo Romano per la strage di Erba: la sovrapposizione mediatica per le continue interviste tv, in particolare del programma Le Iene. Il giornale riferisce che l’équipe psico-pedagogica del carcere si sarebbe trovata in difficoltà a capire dove finisse la persona e iniziasse il personaggio, arrivando anche a chiedersi se Olindo Romano fosse più vittima o autore della costruzione del suo personaggio.