Quattro vittime tra cui un bambino, un sopravvissuto, una mattanza senza precedenti e una scena del crimine tra le più sanguinose mai registrate dalle cronache. Sono gli ingredienti di un orrore chiamato “strage di Erba” che ancora oggi, a distanza di 16 anni dai fatti, fanno vibrare atroci ricordi e ancora oggi, con i due coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano all’ergastolo perché giudicati assassini, non smettono di condire spinosi interrogativi. C’è chi ritiene che la verità sia già scritta in sentenza e chi, come la difesa della coppia e lo stesso Azouz Marzouk (padre e marito di due delle persone uccise), continua a lottare per una revisione del processo che possa portare a ribaltare la storia riconoscendone l’innocenza.
Intervenuto ai microfoni di Iceberg, su Telelombardia, l’avvocato di Rosa e Olindo, Fabio Schembri, ha ricalcato gli elementi che potrebbero portare a scagionare i suoi assistiti. Oltre quelli già sostenuti nei tre gradi di giudizio (tra cui l’assenza di tracce dei condannati sulla scena del massacro), secondo la difesa insisterebbero “nuove prove scientifiche” e il racconto di un “supertestimone” che porterebbe a una ricostruzione totalmente diversa dei fatti: la strage di Erba non sarebbe stata commessa da Rosa e Olindo al culmine di un’escalation di tensioni di vicinato, sostiene Schembri, ma da qualcuno coinvolto in un traffico di droga che avrebbe avuto come sede operativa proprio l’appartamento di Marzouk nella palazzina di via Diaz teatro degli omicidi. Una pista, quest’ultima, scartata in sede di indagini all’epoca anche per via delle confessioni (poi ritrattate) di Rosa e Olindo.
Rosa e Olindo, la difesa verso la richiesta di revisione del processo: ci crede anche Marzouk
Rosa e Olindo, i coniugi all’ergastolo definitivo per la strage di Erba, sperano nella revisione del processo. Un orizzonte su cui confida anche Azouz Marzouk, il tunisino marito di Raffaella Castagna che, la sera dell’11 dicembre 2006, fu brutalmente assassinata nella sua casa di via Diaz insieme al figlio di 2 anni, Youssef Marzouk, alla madre Paola Galli e a una vicina di casa, Valeria Cherubini, colpita a morte con il marito, Mario Frigerio, che fu unico sopravvissuto grazie a una malformazione alla carotide che avrebbe impedito al fendente alla gola di ucciderlo. Da anni, Azouz Marzouk chiede che si riapra tutto per vagliare una nuova pista e accertare l’innocenza di Rosa e Olindo, suoi ex vicini di casa che non crede capaci di aver commesso una simile mattanza.
La scena del crimine, compromessa dal fuoco e dall’intervento di diverse unità di soccorso la sera dei tragici fatti, non avrebbe restituito alcuna evidenza della presenza dei Romano-Bazzi in quell’appartamento. Nessuna traccia degli assassini individuati dalla giustizia là dove, con tutti quei morti e quel sangue, avrebbe dovuto esserci almeno una briciola che portasse agli autori della strage di Erba in cella da 15 anni. Nessuna traccia delle vittime, inoltre, nell’abitazione della coppia scandagliata dagli esperti del Ris nelle ore concitate delle primissime battute d’indagine. Una delle presunte prove scientifiche che porterebbe a scagionare Rosa e Olindo, secondo Schembri, sarebbe il fatto che Valeria Cherubini – udita gridare “Aiuto, aiuto” dal piano di sopra durante il primo intervento dei soccorsi – sarebbe stata attinta e uccisa nella sua abitazione e per questo Rosa e Olindo non potrebbero aver commesso il massacro: la coppia avrebbe dovuto guadagnare l’uscita scendendo per le scale e intercettando necessariamente i primi soccorritori. “Quando i soccorritori entrarono nella palazzina – ha dichiarato ancora Schembri –, l’assassino era ancora lì, al piano di sopra, e stava per finire la signora Cherubini. Esclude letteralmente che i responsabili siano Rosa e Olindo“.
Rosa e Olindo, il supertestimone dalla Tunisia: “Non sono stati loro”
L’avvocato Schembri, da anni impegnato ad assistere Rosa e Olindo nel tortuoso iter verso la richiesta di revisione del processo, a Iceberg ha spiegato di avere “nuove prove scientifiche” che dimostrerebbero l’assenza dei coniugi Romano-Bazzi da via Diaz al momento della strage di Erba. Elementi che, secondo il legale, attesterebbero inequivocabilmente l’innocenza della coppia sostenuta da anni anche da una delle parti offese, Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef entrambi vittime di quel massacro. Oltre a questi elementi, vi sarebbe anche il racconto di un presunto supertestimone che dalla Tunisia, raggiunto dai microfoni della trasmissione di Marco Oliva, avrebbe detto di non essere mai stato sentito dagli inquirenti e sostiene che la pista da battere, nelle indagini sulla strage di Erba, sarebbe tutt’altra: il traffico di stupefacenti.
L’uomo che parla, e che per la difesa di Rosa e Olindo potrebbe avere un importante peso specifico in ottica revisione, è Abdi Kais, persona che all’epoca sarebbe stata residente a casa di Raffaella Castagna e Azouz Marzouk e che insisterebbe sul movente legato alla droga. Il denaro del presunto traffico, a suo dire, sarebbe stato custodito nei pressi dell’appartamento poi teatro della mattanza e racconta di furiose liti tra gruppi rivali per la piazza di spaccio: tunisini contro marocchini già in passato coinvolti in risse violente in cui non sarebbero mancati i coltelli e persino il ferimento del fratello di Marzouk. “Frequentavo quasi giornalmente l’abitazione di Raffaella e Azouz – ha raccontato Kais a Iceberg –, all’interno del condominio veniva smerciata una parte della droga, oltre a essere custodita. Azouz non ha mai partecipato allo spaccio, ma c’erano problemi per stupefacenti con dei marocchini che ci hanno accoltellati, a me, il fratello di Azouz e due cugini. La pista del regolamento di conti è ovvio che doveva essere la prima battuta per via del rapporto nostro anche con altre etnie che si occupavano di spaccio a Erba (…). Va rivisto il processo, impossibile che il signor Olindo e la signora Rosa, che io conosco benissimo, da un giorno all’altro si traformino in assassini“.